Delle Controriforme Elettorale e Costituzionale
ovvero delle SCHIFORME
Dialogo con l’on.Tanino Virlinzi, già deputato all’ARS
La conclusione dell’ultimo dialogo, esprimeva una sorte di pessimismo rispetto al futuro democratico nel nostro Paese. Possiamo riprendere ed approfondire l’argomento?
In uno dei precedenti dialoghi, a proposito della Democrazia, abbiamo molto ragionato sugli elementi di ambiguità insiti nel concetto stesso.
E, cioè?
Abbiamo discusso se essa va intesa come fine, governo del popolo o come mezzo, strumento per l’esercizio del potere. Già nel Medio Evo, che viene considerato, non so dire con quanta ragione, uno dei periodi bui della Storia, si distingueva tra legittimità ed esercizio del potere: ex defectu tituli e quoad exesercitium: Il primo riguardava l’esercizio del potere senza titolo, tipico degli usurpatori o dei conquistatori; il secondo era un regnante che possedeva il titolo per governare.
In italia si porrebbe un problema di legittimità?
Ci sono tutti i presupposti. La Corte Costituzionale, che, come tutti sanno, nei sistemi parlamentari, è il massimo organo garante della legittimità costituzionale, ovvero il Giudice delle leggi, con sua sentenza ha dichiarato illegittima la legge elettorale con cui il parlamento è stato eletto. Dal che si dovrebbe dedurre che il Parlamento è anch’esso illegittimo. Si dice, con levantina furbizia, che il Parlamento può continuare a legiferare, per approvare una nuova legge elettorale e, poi, votare.
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E il Parlamento che fa?
Approva una legge elettorale peggiore di quella censurata, e benchè dichiarato illegittimo, riforma, in modo pesante anche la Costituzione.
E questo cosa c’entra con la limitazione della democrazia
C’entra perchè il combinato disposto dei due meccanismi di formazione della volontà popolare, le elezioni, la formazione del parlamento, e l’esercizio del potere come concepito dalla nuova Costituzione, formano una miscela esplosiva per la tenuta della democrazia, così come l’abbiamo finora conosciuta. Fermiamoci un attimo e ragioniamo: I Parlamentari, solo i deputati, vengono eletti in collegi in cui i capilista sono bloccati, cioè non sottoposti al voto di preferenza, cosicchè, se la lista ottiene i voti necessari, vengono eletti automaticamente; in più hanno la possibilità di essere candidati in più collegi, fino a dieci: con il gioco delle opzioni si può decidere chi deve subentrare al loro posto in nove casi.
Già, ma chi decide?
I Capi partito sia i capilista sia le scelte successive.
Quindi avremo un Parlamento di nominati,che rispondono ai loro capi e non al popolo sovrano.
Esatto. L’esatto contrario di quel che ha prescritto la Corte Costituzionale. Ma c’è di più. Per aggirare la Sentenza, si è posto un limite per conferire un premio, che chiamano di maggioranza, ma è più corretto dire di minoranza, che attribuisce il 55% dei seggi alla lista che supera il 40% dei voti.
E se nessuna lista lo raggiunge?
In questo caso, i cervelloni dell’attuale maggioranza, hanno previsto, come avviene, in altre parti del mondo, solo in Armenia e S. Marino, il ballottaggio tra le due liste prime classificate; significa che una lista che prende un voto in più dell’altra prende il premio e conquista 340 deputati su 615.
Ma può ottenere la maggioranza assoluta dei seggi. Si pone un problema allora: anche con il 20% dei voti, si può acquisire la maggioranza assoluta dei seggi!
Si pone un problema di legittimità del potere: viene violata la sovranità popolare. Si aggiunge che con questo meccanismo una esigua minoranza può impadronirsi della elezione degli organi di garanzia, quali il Csm, la Consulta, può riformare a piacimento la Costituzione: insomma una dittatura della minoranza, si va oltre quel diceva de Tocville, che parlava di dittatura, ma della maggioranza. Qui siamo alla minoranza governante, di cui abbiamo parlato a proposito dell’Italia post-unitaria, che dopo la 1^ guerra mondiale produsse il fascismo,
Non le sembra di esagerare?
No, perchè non abbiamo parlato della elezione del massimo garante della vita democratica, così come l’abbiamo conosciuta, il custode della costituzione,vale a dire il Presidente della Repubblica: qui il genio di questa Madonnina itinerante per le università (la Boschi n.d.r), a corrompere i giovani, spezzando il pane raffermo della sua ignoranza giuridica, tocca il suo vertice: cinque amici possono eleggersi la più alta carica dello STATO.
Incredibile
No. Se leggi il nuovo art. 83, scopri che l’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza dei due terzi della Assemblia. Dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza del tre quinti dell’assemblea dal settimo scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti. Quindi se i votanti sono cinque, bastano tre voti per eleggere la più alta carica dello Stato.
Ma è una evenienza improbabile.
Improbabile, ma possibile; se no perchè l’avrebbero prevista? Ricorda che è una assemblea di nominati che risponde al capo il quale può ordinare anche di non andare a votare: tanto non c’è necessità del numero legale, dal settimo scrutinio.
Ma si dice che la riforma è attesa da settant’anni.
Una della tante menzogne di Renzi e dei suoi cortigiani; neanche esisteva ancora la Costituzione settant’anni fa!
Ma l’abolizione del Senato, semplifica l’iter delle leggi, riduci i costi della politica.
Altra menzogna: il Senato non viene abolito; cambiano alcuni compiti, la composizione e sopratutto la elezione: qui la nomina è palese, vengono nominati dai consiglieri regionali, fulgido esempio di onestà e di operosità. Un dopolavoro per ricrearsi dalle fatiche quotidiane e per l’acquisizione della impunità parlamentare. Quanto ai costi, il calcolo degli uffici del senato, si ferma a 30 miliomi annui rispetto al mezzo miliardo di costi per l’apparato. Sarebbe stato più serio e coerente abolirlo del tutto: il risparmio, se era questo l’obiettivo, sarebbe stato certo e consistente.
Ma si dice che si snellirà l’iter legislativo.
Altra menzogna. Al nuovo Senato sono attribuiti funzioni legislative in circa dodici materie. E il Presidente, può richiedere l’esame di provvedimenti non sottoposti. In caso di contrasto decidono il Presidenti delle due Camere, congiuntamente: come, non è dato sapere; di sicuro c’è che sarà fonte di confusione e di contenzioso che bloccherà ciò, che s i vuole snellire. Circa i tempi di approvazione delle leggi, attualmente sono di circa 50 giorni.
Ma ci sono provvedimenti incagliati
Si vede che non c’è sufficiente consenso. Non tutto ciò che perviene alla Camere deve essere approvato. C’è un problema di volontà del Parlamento, va rispettata. Ti racconto un episodio che nessuno riporta. All’epoca del Governo dei nuovi barbari, il leghista Castelli, ministro della giustizia presentò un disegno di legge che prevedeva la legalizzazione della tortura. Fu approvato dalla Camera, poscia, si arenò al Senato: fu un bene o fu un male?
Ma si vuole superare la lentezza del Parlamento.
Altra menzogna. In base alla nuova formulazione dell’art. 71 il Governo può chiedere che la approvazione dei suoi disegni di legge avvenga entro 70 giorni. Significa che se il Governo intasa il Parlamento con disegni di legge, al Parlamento non resterà tempo e modo per occuparsi di altri disegni di legge di iniziativa parlamentare o popolare. Verrà sequestrato dal governo e posto suo servizio permanente effettivo.
E poi, non hanno insegnato a Renzi che lo Stato di diritto deve avere poche leggi e chiare? Consultate il nuovo art. 70, sembra un comma della legge finanziaria. E a proposito, sa dire Renzi quante sono le leggi vigenti in Italia e quanti e quali giuristi sono in grado di decifrarle?
Sta dipingendo un quadro fosco, sembra la Romania di Ceaucesco.
Ceaucesco era Segretario del partito, Presidente del consiglio, come Renzi; aveve girornali e televisioni, a disposizione, come Renzi; diceva di essere comunista e non lo era, come Renzi dice di essere di sinistra e non lo è; vogliamo continuare con le analogie?
No, mi bastano. Piuttosto come si può reagire?
Votando no al al Referendum costituzionale.
Perchè no?
Per ripristinare agibilità democratica, ovvero, per ripristinare la sovranità popolare.
on. Tanino Virlinzi
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