Fu un doppio del mio sogno
ciò che sognò la donna accanto a me
o facemmo ciascuno metà sogno
al primo gelido lume del giorno?
Pensavo: “C’è una cascata
sul fianco del Ben Bulben
che la mia fanciullezza aveva cara;
viaggiassi in tutto il mondo
non troverei una cosa tanto cara”.
I miei ricordi avevano ingrandito
tante volte le gioie dell’infanzia.
Come un bambino volevo toccarla
ma sapevo che il dito non avrebbe toccato
che acqua e freddo sasso. M’infuriai
e arrivai ad accusare il Cielo
perché fra le sue leggi aveva messo:
nulla di ciò che amiamo troppo
sia ponderabile al tatto.
Sul far del giorno sognai
il freddo spruzzo nelle nari.
Ma colei che dormiva accanto a me
in un più amaro sonno aveva visto
il mirabile cervo di re Artù,
quel grande cervo bianco che saltava
di balza in balza sulla montagna.
William Butler Yeats
rubrica a cura di Dina La Greca
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