Un gatto osserva il polline incorniciare tetti avviliti di notizie, mentre il buio si spegne al nuovo giorno.
Nel movimento rapito gli occhi agitati dall’aria perdono speranze.
Un piccione lo scorge, indispettisce la sua flemma, agita il pelo negli artigli desiderosi di preda.
Lecca la zampa, struscia i baffi sui bordi dell’astuzia, batte la coda nelle pieghe della tenda, assorto medita: cosa dire alle ombre coscienziose, libere di fare carezzate dai denti, spinte nel dubbio di un giorno sempre uguale?
Divaga miagolii al sorgere capace di assunti selettivi.
Vicoli pupillari procedono schernendo il passo felino a cercare il noto nell’essenza ignota di farfalla che si posa sulla tegola incoerente della vita.
Stanco di fissare la polvere dell’ignoranza sbadiglia al mondo, stiracchia il corpo, consapevole suono rubato alle orecchie tese o rotanti, sostituiscono il procedere statico dell’illogico esistere.
Ritira la coda, si erge a statua, rimira il vuoto, fissa l’infinito dietro una finestra.
di Elena Saviano
a cura di Dina La Greca
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