Giovedì 22 settembre: giornata del “Fertility Day”. L’iniziativa è stata fortemente voluta dal ministero della Salute per sensibilizzare gli italiani e le italiane sul rischio della denatalità o meglio sul pericolo che figliando solo i migranti, gli italiani puri si estingueranno a breve.
La campagna ministeriale però non è andata benissimo, ancora una volta. La prima tranches venne accusata di sessismo e dunque ritirata, la seconda invece è stata accusata di razzismo e per tanto ritirata, pure. L’incarico del responsabile della direzione della comunicazione istituzionale del ministero della Salute è stato revocato ed è stata aperta una procedura disciplinare interna. L’effetto sui social però non è mancato. I detrattori della prima tranches si sono adirati con quelli, che non essendosi espressi la prima volta, hanno postato la loro, questa volta. E in un vorticoso compagni vs ariani si è consumata l’ennesima farsa virtuale mentre la pubblicitaria, licenziata dalla Lorenzin, si domandava come avrebbe potuto farlo il figlio senza poter più lavorare. Avessero messo una uno zingaro o un handicappato, forse qualche like in più l’avrebbero ottenuto, chissà?
L’opuscolo“Stili di vita corretti per la prevenzione della sterilità e dell’infertilità” presentava in copertina due gruppi di persone. Le foto, prese dal repertorio di Scientology contro la parodontosi, hanno permesso un approfondimento del tema Saviano vs Moccia dimenticando però di esplicitare meglio il senso delle immagini. La Lorenzin è apparsa in video alla Kore di Enna e ha ricordato il Piano nazionale per la fertilità. Il Piano di 137 pagine, pubblicato nel maggio 2015 contiene alcuni passaggi discutibili: in apertura si dice per esempio che «l’attuale denatalità mette a rischio il welfare», mentre diversi studi internazionali sulle cause della bassa natalità hanno dimostrato che casomai è il contrario e che cioè è la mancanza di welfare a mettere a rischio la natalità; si afferma inoltre che le donne preferiscono l’affermazione personale alla maternità: «Nelle donne, in particolare, sono andati in crisi i modelli di identificazione tradizionali ed il maggiore impegno nel campo lavorativo e nel raggiungimento di una autonomia ed autosufficienza ha portato ad un aumento dei conflitti tra queste tendenze e quelle rivolte alla maternità».
E si chiarisce che questo capriccio è da addebitarsi all’eccessiva istruzione femminile:«L’analisi non può prescindere dal mettere in relazione la tematica più generale dell’istruzione con il ritardo nei tempi della maternità/paternità. La crescita del livello di istruzione per le donne ha avuto come effetto sia il ritardo nella formazione di nuovi nuclei familiari, sia un vero e proprio minore investimento psicologico nel rapporto di coppia, per il raggiungimento dell’indipendenza economica e sociale».
Le donne E in ultimo: «Cosa fare, dunque, di fronte ad una società che ha scortato le donne fuori di casa, aprendo loro le porte nel mondo del lavoro sospingendole, però, verso ruoli maschili, che hanno comportato anche un allontanamento dal desiderio stesso di maternità?» Meno male che questo Fertility Day è finito.
Gabriella Grasso