Diciamo che dovrebbe venirmi facile tracciarne certi contorni, essendolo. Ma mi trovo più persa che se non appartenessi all’altra cara sfera, ma ci provo, convinta di descrivere soltanto rarefatti tratti. Giriamo attorno a questo strano essere, per poi tornare più confusi di prima dalla circumnavigazione; prendi fiato e ricominci per tentar di stilare un profilo di raccordo, ma inutilmente, si finisce per arrendersi, in un modo o nell’altro.
La donna pretende comprensione nel suo vasto concetto di mistero assunto per nascita. Rispetto come essere individualmente cosciente di sé, ma collaborazione fattiva e costante da chi le sta attorno. Pretende amore distaccato e romantico allo stesso tempo, veneratorio ed esclusivo senza fronzoli di sorta e con adeguato distacco emotivo. Silenzio e dialogo in combinata ed equilibrato modus vivendi con chi le sta accanto. Non pretende aiuti di alcun genere perché tanto a lei è dato il compito di salvare il mondo con la procreazione… (ogni tanto una provocazione ci sta).
Potrebbero queste apparire tutte cose contrastanti e speculari ad occhi disattenti e poco affini all’essere complesso che la natura ha voluto, suo malgrado, mettere su questa terra. Giunge, solo poi…, ad uno stadio di maturità eccelsa, che difficilmente l’uomo raggiunge, dove la donna si immunizza al dolore, si espleta completamente nell’amore che sa di dover distribuire al mondo che la circonda, senza più avere la cieca speranza che qualcosa quel mondo sia in grado di restituirle.
Dina La Greca
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