Tra il dire e il fare c’è il M5S
di Massimo Greco
“Non esistono governi popolari. Governare significa scontentare”. Quanto sostenuto da Anatole France sembra calzare perfettamente con la condizione attuale degli appartenenti al M5S di Grillo. Ogni qualvolta i militanti grillini si trovano al governo delle Istituzioni per dimostrare di sapere curare concretamente gli interessi pubblici vengono puntualmente al pettine i nodi di sempre. Quegli stessi nodi che hanno trovato lungo il proprio percorso i partiti o i movimenti che hanno raggiunto la maturità politica. Come dimenticare le aspettative e le speranze del popolo italiano verso il nascituro movimento berlusconiano del ’94.
In tempi di crisi strutturale dei partiti, e della politica in generale, è facile “aggrapparsi” a chi insegue gli umori collettivi, a chi si schiera sempre dalla parte dei più o a chi riesce a differenziarsi dai vecchi modelli dell’agire politico. Del resto, e al netto di valutazioni antropologiche che tanto somigliano alla selezione della razza ariana, se società civile e società politica sono due facce della medesima medaglia, per quale motivo nello stesso contesto sociale, economico e culturale dovrebbero esistere gruppi organizzati di donne e uomini migliori degli altri? Con questo non si vuole affatto affermare l’appiattimento intellettuale verso l’ossimoro opposto e qualunquista del “tanto sono tutti uguali”, si vuole solamente stimolare una ponderata riflessione sulle dinamiche dei gruppi sociali e sulle loro trasformazioni depurata da luoghi comuni e valutazioni emozionali.
Ora, scendendo lungo la scala di astrazione, evidenti e diffusi sono i casi in cui si presentano le occasioni che irrobustiscono la teoria secondo la quale “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Infatti, senza scomodare le vicende del Sindaco capitolino Raggi, del Sindaco di Livorno Nogarin, del Sindaco di Gela Messinese, del Sindaco di Bagheria Cinque o di come è stato inteso dal M5S il costituzionale “metodo democratico” per sbarazzarsi del Sindaco di Parma Pizzarotti, o ancora più recentemente la vicenda delle firme false nella città di Palermo, appare evidente il gap tra un’azione politica limitata solamente a cavalcare la riduzione dei costi della politica e un’azione politica volta a tradurre in atti concreti (legislativi e amministrativi) proclami e propaganda elettorale.
L’ulteriore conferma di questa analisi arriva anche dal Sindaco di Pietraperzia Bevilacqua, del quale non è passata inosservata la laconicità con la quale ha affrontato le vessate e sentite questioni della gestione integrata dei servizi idrici e rifiuti. Su queste due vere e proprie calamità per il territorio ennese ci si sarebbe aspettati da un Sindaco grillino un’azione di governo decisa e determinata a favore dei cittadini/contribuenti (specialmente se componente del CdA della SRR!). Così non è stato visto che, addirittura, in sede di Assemblea Territoriale Idrica è risultato assente alla trattazione del problema “partite pregresse” sollevato dal Sindaco di Enna.
Che dire, “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il M5S”!