Sicilia. Ancora nel caos i nuovi enti di area vasta
Mentre il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando chiede alla Regione l’ennesimo rinvio delle elezioni del Consiglio metropolitano, si affaccia l’ipotesi dell’elezione diretta dei Presidenti dei nuovi enti di area vasta voluti dalla riforma siciliana.
Ne parliamo con Massimo Greco.
Cosa c’è di vero e soprattutto di sensato in questa ennesima ipotesi di lavoro?
Di vero c’è la volontà espressa da alcuni Gruppi parlamentari dell’ARS di restituire ai cittadini quanto meno l’elezione diretta della figura apicale di questi nuovi enti, sottraendola quindi all’introdotta elezione di 2° grado. Di reale c’è una previsione già contenuta nella legge di riforma che prevede questa ipotesi previa modifica dello statuto consortile. Di sensato c’è veramente poco!
Cioè?
I nodi di una riforma pasticciata arriveranno al pettine tutti puntuali. Il legislatore siciliano, che com’è noto, non si è adeguato allo svuotamento delle funzioni – invece operato dalla legge Delrio per le Regioni a statuto ordinario – ha solo epidermicamente dato attuazione alla previsione dell’art. 15 dello statuto siciliano che prevede i liberi Consorzi comunali, mantenendone e potenziandone le funzioni amministrative. Di contro, introduce l’elezione di 2° grado degli organi di governo. Meccanismo che certamente si concilia con la natura consortile e strumentale dell’ente e non con un modello di ente territoriale di governo dotato di autonomia politica. Le modalità di elezione di un ente pubblico non sono sganciate dalla natura giuridica dello stesso. Coerenza istituzionale richiede l’elezione diretta degli organi di governo di un ente locale dotato di copertura costituzionale e l’elezione di 2° grado degli organi di governo di un ente strumentale e funzionale all’ente locale come per il caso del libero Consorzio di Comuni.
A questo si aggiunge la programmata riduzione del personale dipendente approvata dall’ARS a fine anno….
Esatto, anche questo è frutto della schizzofrenia legislativa. Funzioni amministrative, risorse umane e risorse finanziarie sono tre facce del medesimo triangolo istituzionale. Come può pensare il legislatore regionale di mantenere e potenziare le funzioni amministrative riducendo contestualmente le risorse finanziarie ed umane senza violare il principio di buon andamento dell’azione amministrativa. Nemmeno un prestigiatore riuscirebbe a fare funzionare il sistema. Prima di toccare le risorse finanziarie ed umane, bisogna lavorare sulle funzioni amministrative se non si vogliono generare vuoti istituzionali.