La Prefettura dichiara estinta la Fondazione Kore
di Massimo Greco
Con la rinuncia a coltivare le ragioni del ricorso avverso il commissariamento dell’organo di governo della Fondazione Kore ad opera del Prefetto di Enna pro-tempore si chiude una vicenda che ha visto contrapporsi lo scorso anno alcune delle più autorevoli Istituzioni di questo nostro territorio. La sentenza del TAR di Catania emessa lo scorso 9 marzo, che ha dichiarato la sopravvenuta carenza d’interesse, sembra avere indotto i Commissari prefettizi a prendere atto anche della sopravvenuta carenza d’interesse a mantenere la mission originaria della Fondazione. Almeno questo è il tenore di un specifico comunicato stampa emesso dalla Prefettura di Enna. Infatti, le ultime modifiche apportate allo statuto della libera Università Kore (UKE) – approvate dal competente Ministero – hanno sostanzialmente privato la Fondazione Kore delle importanti funzioni originariamente previste. Tale epilogo era stato da noi anticipato allorquando abbiamo cercato di argomentare l’emancipazione dell’UKE anche dalla Fondazione che l’ha generata. Ai (silenti) Commissari prefettizi, ancor prima di valutare la sostenibilità finanziaria della Fondazione Kore, non è rimasto, quindi, che prendere atto della sopravvenuta insostenibilità istituzionale della stessa. Così è se vi pare avrebbe chiosato Pirandello!
E tuttavia, al netto della natura giuridica dell’UKE per la quale si registrano ancora oggi visioni non omogenee, ciò che rimane ancora aperta è la questione del suo rapporto col territorio che l’ha generata. Il doppio strappo consumato prima nei confronti del Consorzio Ennese Universitario (CEU) e dopo nei confronti della Fondazione Kore non ci convince affatto, e ciò indipendentemente dalle diverse rinunce alla coltivazione dei ricorsi giurisdizionali originariamente intentati al TAR Lazio. Invero, l’originaria governance dell’UKE, anche nella sua successiva versione più ardita, non mancava di mantenere quel rapporto col territorio attraverso il coinvolgimento delle rappresentanze istituzionali democraticamente elette. In sostanza, l’UKE, per il tramite della Fondazione Kore – quale strumento di partecipazione del suo socio unico fondatore (il CEU) – manteneva quel rapporto sia formale che sostanziale con la realtà istituzionale ed esponenziale del territorio.
Oggi, l’UKE è dotata di autonomia politica (in senso decisionale), amministrativa e finanziaria e di una forma di governance che tende ad abdicare al ruolo e alle responsabilità della politica, sottraendosi ad ogni discussione democratica sottesa alla ricerca del consenso, per affidarsi invece ad un “governo minimo” generato da equilibri e parametri corporativi. “E’ meglio trattare esclusivamente con il Governo nazionale, lontano e – al di là del colore politico – mai veramente interessato a considerare l’università come una vera priorità, oppure è opportuno coinvolgere maggiormente i Governi locali, più attenti ai loro atenei, ma anche potenzialmente più invasivi?” A questa domanda, che si posero gli accademici di Trento nel contesto della de-statalizzazione della rispettiva Università prevista nella legge finanziaria 2010, l’UKE, evidentemente, ha inteso dare una risposta tutta sua, verosimilmente influenzata anche dal noto clima di ostilità che si è avvertito negli ultimi due anni.