Enna. No alla nostalgia del passato, Dipietro decida da che parte stare
di Massimo Greco
Se qualcuno nutriva ancora dubbi sulla crisi in cui versano i partiti politici delle democrazie occidentali, basta dare uno sguardo al recente risultato delle elezioni presidenziali francesi, in cui si presentano al ballottaggio due espressioni della politica distanti e distinti dalla tradizionale nomenclatura di destra e di sinistra. Insomma se in Italia il M5S (il non-partito per definizione) ha fatto da apripista ad un voto popolare “anti sistema”, l’elezione di Trump prima e quella – verosimilmente – di Macron dopo, conferma una dato che sembra assumere i connotati della definitività: i vecchi schemi della politica non sono più graditi alle nuove masse sociali.
Il malessere sociale non si registra solo nei grandi sistemi ma anche nelle comunità locali, in cui i cittadini sono chiamati ad autodeterminarsi attraverso l’elezione degli organi di governo degli Enti esponenziali delle medesime comunità. In coerenza con ciò come non evidenziare “il caso Enna”. Anche in questa piccola, ma significativa, realtà dell’entroterra siciliano è emerso quel malessere che interessa indifferentemente tutti i segmenti della società civile e che si è materializzato nel voto contrario all’establishment.
Eppure, nonostante i dati inconfutabili e le conferme empiriche che arrivano puntuali a ritmi costanti in ogni occasione in cui vengono chiamati i cittadini ad esercitare il diritto di elettorato attivo (referendum, elezioni, ecc….), c’è ancora oggi chi non si rassegna all’esigenza di abbandonare le vecchie logiche politiche. E’ certamente questo il caso del riesumato Coordinatore regionale di Forza Italia Miccichè, che al canto libero, melodioso, e sostenibile dell’usignolo sembra preferire il suono insidioso, equivoco, spossato e vendicativo della cornacchia.
Ma il virus della vecchia politica sembra contagiare anche chi, come per il citato caso ennese, ha avuto la straordinaria occasione di interpretare la voglia di cambiamento. Al fallimento del “progetto civico”, decretato con un’inaspettata amplificazione della crisi politica, è seguito un lungo periodo d’instabilità che, non ancora esauritosi, rischia di mettere in discussione anche la consapevolezza di ciò che è avvenuto nella cittadina ennese. Le sorti della crisi politica sembrano infatti affidate, udite udite (!), all’esito congressuale del partito democratico, sì proprio a quello stesso partito democratico che, legittimamente, si era “messo di traverso” rispetto alla prospettata “svolta” sintetizzata dal Sindaco Dipietro. Incredibile ma vero!
Orbene, oggi in politica si confrontano quotidianamente due modelli, quello interpretato dai professionisti della conservazione e quello interpretato dai professionisti del cambiamento. Ieri vincevano i primi e oggi vincono i secondi. In questo nuovo scenario, non c’è spazio per quei professionisti della politica che pensano di poter predicare il cambiamento con la nostalgia del passato.