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Il I° maggio 2017 all’insegna della pace, lavoro, della non violenza

Ricordiamo il I° Maggio per lottare contro tutte le forme della disoccupazione, della disattenzione e della non cura per lo sfruttamento nel mondo di tanti lavoratori con l’Europa unita e solidale per costruire nella cooperazione con i sud dei paesi la pace e l’ umanesimo di questo terzo millennio.

Per non disperdere l’eco della giornata del I° Maggio dalle festività nelle piazze metropolitane, con i cantanti più famosi e retribuiti del momento, pur all’insegna unitaria delle organizzazioni sindacali più rappresentative del Paese, che hanno scelto Palermo per l’anno 2017, da laici incoraggiati da Papa Francesco, dalla CEI, e dai propositi delle Aggregazioni Laicali, che fanno della loro ecclesialità un ancoraggio alla dottrina sociale della Chiesa, soffermiamoci sul valore di questa storica data, per il suo messaggio universale, calato nei diversi continenti e paesi.

Da laici impenitenti, che non rinnegano la religiosità e l’ispirazione evangelica nella loro vita civile di credenti, senza barriera alcuna, vogliamo operare fraternamente con tutti gli operatori del bene comune, che l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice ha voluto incontrare per ascoltarli, pubblicamente, nei loro propositi in vista delle vicine amministrative (1).

Se poi, per alcuni di noi, il tema del lavoro di questa giornata è stato il riferimento non secondario nella scelta vocazionale, professionale, lavorativa e nella partecipazione all’associativismo cattolico, nelle diverse sue articolazioni legate al mondo del lavoro, nell’evolversi nel nostro Paese negli anni pre e post conciliari, l’aggregazione possibile sviluppatesi propositiva negli anni post bellici (nella Azione Cattolica, ACLI,CIF AIMC, UCIIM, MCL, Confcoperative, Focolari, Unci, Ucai, Federazione Confraternale, Rinnovamento, ed altri di natura sindacale, categoriale, imprenditoriale) lo riteniamo un apporto doveroso di testimonianza solidale ai singoli, alle famiglie, alle comunità.

Ed il vivere il Primo Maggio, nella cultura storica, che ne ha attraversato il cammino, si colora, si caratterizza di movimenti, di impegni multipli, di messaggi ricevuti, accolti, trasmessi, resi operativi in azioni formative, interventi, opere, servizi.

Non meravigli, pertanto, se nella vigilia del I° Maggio di quest’anno non sono mancate le esortazioni e le indicazioni della CEI all’Azione Cattolica, per il suo secolo e mezzo di attiva presenza nella Chiesa italiana, alla quale ha offerto, anche in occasione dei suo ultimo Concilio esempi operosi di santità laiche e di generose scelte vocazionali, il più delle volte “silenziose” e cariche di solidarietà e di testimonianze eroiche di sacrifici e di fraternità, in larga parte riconosciute dai Padri conciliari.

Il messaggio della CEI all’A.C. è il più recente indirizzo al laicato, che ha tentato di concorrere ala vita civile del Paese con temi sociali, valoriali, con indirizzi di partecipazione e di presenze operative nelle istituzioni private e pubbliche, dalla Costituente della Repubblica ai nostri giorni.

E ciò anche nel faticoso, sempre nuovo cammino verso chi non sente più la Chiesa come “Casa” comune, a sentire lo storico del Cristianesimo don Gentili (2) presente alla “settimana di spiritualità familiare” (2).

La CEI, con l’invito dei Vescovi all’A.C. di “abitare il nostro tempo”, ci richiama al momento cruciale della storia contemporanea in cui “le cose di sempre vanno ribadite e diffuse con scelte creative, linguaggio rinnovato ed effettiva revisione dei tempi, modi e contenuti delle proposte (3).

Questo dovere essere profeti del quotidiano, dell’ “abitare la comunità, nel riconoscere la laicità dei credenti (4), nell’essere lievito nei luoghi in cui vengano ospitate “le reali questioni della vita ,la ricerca comune del senso“ (….) “in un percorso sinodale strada maestra per crescere nell’identità di “Chiesa in uscita”, capace di mettersi in movimento creativo, innovando con libertà dentro un orizzonte di comunione (4).

Nel messaggio- appello della CEI all’A.C. ritroviamo la continuità ed il riferimento all’Azione Cattolica in Italia per la promozione e le vocazioni di molti laici prima all’Opera dei Congressi, ed alla matrice operaistica, che ha portato all’apporto ed al battesimo di tanti contenuti della Costituzione Repubblicana, a fondare le ACLI, il pluralismo delle professioni, a prendere parte alla pur difficile partecipazione all’unità sindacale del primo dopoguerra e che oggi si ritrova, se non conclusa in tanti contenuti nel I° Maggio nelle piazze per una festa comune, per la difesa delle conquiste dei lavoratori nel tempo odierno.

E la Giornata del lavoro si caratterizza e si universalizza con gli obiettivi e la vocazione alla pace, alla dignità del lavoro da assicurare e promuovere per ogni persona, combattendo la disoccupazione in tutti i Sud del mondo e non solo, mentre ci giungono richiami a rispondere agli attuali obiettivi sociali ed alle minacce devastanti con le provocazioni che alimentano l’insicurezza nei singoli Paesi Europei.

La vocazione alla pace mondiale tra i popoli e le nazioni di tutti i continenti trova l’accorato appello ed il coraggioso dialogo di Papa Francesco in Egitto, rivolto a tutte le fedi, ove il lavoro, la fraternità e la giustizia, per assicurarlo alle persone ed alle loro famiglie, passa attraverso la non violenza sulla persona umana, mentre la pace diventa occasione di sviluppo per il lavoro creativo, per allontanare e sconfiggere le povertà, e le forzate mobilità per le guerre, la miseria, la morte culturale e fisica.

Le Encicliche dei papi della modernità e di Papa Francesco ispirano tanti contenuti delle nuove costituzioni e vengono diffuse nei diversi continenti per un dialogo con tutte le fedi e gli uomini ed i governanti di buona volontà.

Nell’Europa delle tante paure, non c’è oggi la gelosia per i ricordi della festività nata a Chicago dei sanguinosi incidenti che l’hanno preceduta per il tetto massimo delle otto ore lavorative ed in Europa nei primi decenni del 1900, con Crispi e nel dopoguerra italiano con Giuliano in Sicilia, nel tentativo di bloccare nuovi traguardi di dignità e di fonti innovative di lavoro della terra per i disoccupati del momento storico.

Se la pagina del governo Crispi non onora alcune sue benemerenze e le conquiste dei lavoratori emigrati in Canada ed in USA, che pure contribuirono alla conquista della festività del I° Maggio, oggi i governi europei del terzo millennio devono intervenire per garantire con la pace i nuovi bisogni sociali, la disoccupazione giovanile e femminile, la povertà, l’accoglienza degli immigrati, le aspettative delle giovani generazioni.

Ed anche i Sindacati scelgono la Sicilia, come punto cruciale del mediterraneo e della
non violenza.

Ci attende in Europa di legare la eroica e storica festività del I° maggio ad una riflessione critica, ad una comune proposta istituzionale ed operativa, intanto da parte dei 27 Paesi dell’U.E., per dare concretezza ai traguardi della Pace ed a quelli legati
ai bisogni sociali e tra questi al lavoro in Europa, con primaria attenzione ai sud del mediterraneo e nei paesi dell’emigrazione incontrollata dell’Africa, a cercare da noi, con la paura di essere respinta, quando supera l’attraversata inumana, un pane, una casa, un lavoro, un’assistenza scolastica e sanitaria.

Ed occorrono risposte unitarie e condivise senza egoistiche fughe di funesti nazionalismi, in pericolosi allenamenti, anche elettorali, lontani dagli ideali dei Fondatori ispiratori di una pace raggiunta e di un nuovo umanesimo da conquistare, intanto in Europa da parte dei 27 Paesi, come additato da Papa Francesco ai leader convenuti recentemente a Roma per rinverdire il disegno iniziale dei grandi protagonisti dell’unità.

E ciò perché l’Europa non muoia e non rischi di sciogliersi (6) ed avverta, con tutti i lavoratori, i sindacati e le associazioni laiche della modernità, senza barriere ideologiche, religiose e doganali, che per il traguardo dell’unità federativa degli Stati, si dia intanto la immediata operatività alle urgenze del lavoro interno, che i sindacati, (con i segretari generali di Ggil, Cisl, Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, la Confcooperative, e l’Alleanza Cooperative Italiane, con il presidente Maurizio Gardini) si propongono tra le loro unitarie proposte, partendo dalla Palermo e dalla citata strage del 1947).

Ed attesi sono da parte dei governanti europei inventivi e doverosi piani collegati di cooperazione internazionale per le aree di forzata mobilità verso l’Europa, con strumenti rispondenti alla storia culturale e civile delle loro Costituzioni, di accoglienza per gli immigrati, anche se temporanei e non sempre integrabili nelle economie locali.

Ferdinando Russo
onnandorusso@alice.it

RIFERIMENTI
1) F.Russo In Sicilia le Aggregazioni laiche incontrano il delegato delegato della Conferenza Episcopale della Sicilia, Corrado Lorefice a Pergusa
2) L.Moia, Alla settimana di spiritualità familiare in Avvenire del 29 aprile 2017
3) A.Guerrieri la CEI all’Assemblea nazionale dell’Associazione ” L’A.C. sia profezia nel quotidiano”, in Avvenire del 29 aprile 2017
4) S.Agueci in “ La laicità dei non laici “, con prefazione di F.Russo
5) F.Russo in www.Google alla voce Ferdinando Russo e le ACLI,in Sicilia
ed ancora in F.Russo ed i movimenti sociali del laicato CDAL, CRAL,CNAL
in Twitter, in Facebook, in CNTN Annali 2000-2015 presso Biblioteca Pontificia
Facoltà Teologica di Sicilia – Palermo Corso Vittorio Emanuele 463.
6) S.Falasca in “Il papa: l’Europa rischia di sciogliersi” in Avvenire del 30 Aprile 2017

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