mercoledì , Ottobre 9 2024

W Totti, e la Bellucci

Albert Camus diceva: “Tutto quello che so sulla moralità e sui doveri degli uomini lo devo al calcio”.
Il calcio moderno è spesso oggetto di imbarazzanti notizie su corruzione e pettegolezzi da gossip, mi pare. Mi pare perché io il calcio non lo sopporto. Trovo ridicoli quegli omini in scarpe bicolore ipertatuati e assai arroganti. Buoni per Vogue e il rotocalco da “Chi”, ma io il calcio non lo sopporto anche perché non lo capisco per ciò…
Ieri però il calcio ha dato prova di saper e sapersi emozionare. Totti, il Capitano, il numero 10, il fedelissimo calciatore della Roma da sempre in tempi di mercenari anche del pallone, ha pianto. Ha pianto senza nascondere le lacrime e ha detto: “ho paura”. Sugli spalti 60mila persone commosse per quelle parole. “Il tempo ha deciso” ha detto il giocatore di giallorosso vestito e poi ha aggiunto: “mannaggia al tempo che passa”, con onestà disarmante. L’Olimpico ieri ha insegnato ai Pulcini che vogliono diventare Totti che si può giocare nella stessa squadra per anni con entusiasmo e fedeltà e che si può commuoversi fino alle lacrime pur essendo maschioni e calciatori e che si può vivere lo sport con animo non disturbato da insane competizioni.
Grazie Totti.
E grazie Monica. Cala il sipario sulla 70esima edizione del Festival di Cannes con le parole della madrina, Monica Bellucci. L’attrice italiana ha condotto la cerimonia di premiazione della 70esima edizione del Festival di Cannes:
“Il cinema è arte che ci permette di dialogare con le nostre coscienze. Abbiamo parlato della violenza del cinema, dei famosi scandali di Cannes, ma se pensiamo a quello che accade oggi, niente è più violento della realtà. Il cinema ha il ruolo di specchio nel quale si riflettono luci e ombre della nostra realtà, ma il cinema può guarire le nostre ferite”. Poi un toccante pensiero sulle donne: “Spero che sempre più registe trovino spazio. Il mio ruolo di madrina e di donna mi costringe a ricordarvi due modi di dire: fate attenzione a non far piangere una donna perché Dio conta le sue lacrime, ma anche quando una donna si mette in testa di fare qualcosa il diavolo si siede e prende appunti”.

Da non credere a Taormina i potenti del mondo giocavano alla guerra mentre un calciatore e una modella insegnavano fedeltà, coraggio e dignità.

Gabriella Grasso

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