Enna. Affidamenti in house e in ambito comunale del servizio rifiuti

Dopo Regalbuto e Centuripe, che per primi hanno sperimentato lo strappo dalla liquidanda società “EnnaEuno” per gestire in autonomia il servizio di raccolta dei rifiuti, anche Enna e Troina si preparano ad affidare in ambito comunale il servizio. Da più parti si è contestata questa scelta, a partire dall’ANAC che con l’ultima relazione ha confermato le censure rivolte al legislatore regionale di volere frammentare la gestione integrata attraverso la discutibile formula dell’ambito di raccolta ottimale.

Ne parliamo con Massimo Greco.

Tutto pronto per altri due affidamenti in house e in ambito comunale del servizio rifiuti…

Sindaci e Consigli comunali sembrano inseguire le sirene dell’incertezza e dell’improvvisazione, senza rendersi conto che con queste decisioni si esporranno a ricorsi ed impugnative.

Ma l’affidamento in house a strutture societarie totalmente partecipate dal Comune è ammesso dall’ordinamento…

Sì è ammesso, ma questa tipologia di affidamento ha natura eccezionale rispetto alla regola generale che impone il ricorso al libero mercato; difatti l’affidamento diretto è assoggettato ad un più stringente obbligo motivazionale rispetto alla scelta di ricorrere all’acquisizione del servizio tramite una procedura di tipo concorrenziale, da ritenersi la modalità ordinaria di individuazione dei contraenti dei Comuni, anche alla luce della speciale normativa di riferimento.

Ma nella nostra provincia esiste un potenziale mercato concorrenziale?

Certo, basta solo considerare che per il recente appalto semestrale affidato dal Comune di Agira si sono presentate ben sei imprese private. Ma questi affidamenti diretti sono a rischio impugnativa per questioni ben più consistenti, che esulano dal rispetto formale del cosiddetto “controllo analogo”.

Cioè…

La necessaria strumentalità delle società in house presuppone evidentemente la capacità di svolgere le funzioni loro attribuite in via di delega dai Comuni, i quali dal canto loro non possono prescindere da tale doverosa verifica preventiva al fine di evitare che l’attribuzione di compiti di interesse pubblico rimanga una mera enunciazione formale, per la cui concreta attuazione occorre comunque stimolare l’offerta privata. In sostanza, i Comuni avrebbero dovuto accertarsi dell’esistenza in capo a queste società di nuova costituzione di capacità tecnico-operative e gestionali adeguate.

…e così non può essere visto che le società sono state create per l’occasione…

Esattamente, le società costituite sono in house solo epidermicamente, ma risultano totalmente sprovviste di risorse strumentali, risorse umane e capacità manageriale. E di questa deficienza i Comuni non ne fanno mistero visto che, paradossalmente, si affidano quotidianamente a ricerche di mercato per il nolo dei mezzi e sulle risorse umane sono costrette a ricorrere all’incerto istituto del “prestito” dalla SRR.

E quindi?

A questo punto delle due l’una. O i Comuni dimostrano di essere in grado di gestire il servizio affidandole a proprie strutture dotate di capacità gestionale ed adeguatezza organizzativa ovvero siamo in presenza di una – non tanto mascherata – violazione delle regole del mercato concorrenziale che dovrebbe essere stoppata dagli organi competenti prima che i danni vengano portati ad ulteriori conseguenze.

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