Sul ritorno delle Province è schizzofrenìa istituzionale

Sul ritorno delle Province è schizzofrenìa istituzionale

di Massimo Greco

 

Quello che sta succedendo in questo scorcio di fine legislatura regionale sugli enti intermedi è sintomatico del livello qualitativo di chi ha la pretesa (non senza la nostra complicità elettorale) di rappresentare gli interessi dei siciliani. Nella previsione istituzionale dello Statuto siciliano gli enti intermedi altro non erano che una “libera” aggregazione di Comuni chiamata ad esercitare funzioni di “area vasta”. Negli anni ‘80 si aggira tale disposizione statutaria (peraltro di rango costituzionale) istituendo 9 liberi consorzi comunali denominati “Provincie regionali”. Negli anni ‘90 gli organi di governo di questi enti vengono eletti direttamente dai siciliani. Nel 2015, si sopprimono le Province regionali (dimenticando che si trattava solo di una denominazione) e s’istituiscono ancora una volta 6 dei nove liberi consorzi comunali trasformando gli altri 3 in Città metropolitane. Più recentemente, la competente commissione affari istituzionali dell’ARS ha approvato un ddl di contro-riforma in cui si ripristinano i sistemi di elezione diretta degli organi di governo sia dei liberi consorzi comunali che delle città metropolitane.

In questo contesto di manifesta schizzofrenìa istituzionale, in cui il commissariamento è una pratica di governo ordinaria e la proliferazione di enti a partecipazione pubblica per la gestione dei servizi pubblici locali è diventata la regola, nessun gruppo politico è in grado di spiegare cosa stia accadendo e perché. Si continua la corsa “a chi la spara più grossa”, nella speranza che il vento caldo che caratterizza l’estate siciliana spazzi via anche i 90 ospiti che dimorano da cinque lustri a Palazzo dei Normanni ed a Palazzo d’Orleans.

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