Dopo il parere favorevole della Commissione Affari istituzionali del disegno di legge finalizzato alla riesumazione delle soppresse Province regionali è arrivata anche l’approvazione dell’Assemblea Regionale Siciliana che, con un colpo di mano, introduce l’elezione degli organi di governo restituendo ai cittadini la responsabilità di scegliere direttamente i propri rappresentanti.
Ne parliamo con Massimo Greco.
Il Parlamento siciliano non finisce mai di stupire….
Questi Signori che ci rappresentano sono capaci di fare diventare legge tutto e il contrario di tutto. Prima hanno distrutto un ente commissariandolo a tempo indefinito e adesso cercano di resuscitarlo.
Da più parti si sostiene che è solo una mossa elettorale che avrà vita corta perchè sarà certamente impugnata dal Consiglio dei Ministri per violazione dei principi contenuti nella legge statale di riforma delle Province…
Se Sparta piange Atene non ride verrebbe da dire. Perchè i principi contenuti nella legge Delrio si sono parecchio impalliditi dopo l’esito del referendum costituzionale. Non bisogna infatti dimenticare che l’art. 114 della Costituzione considera le Province tra gli enti che compongono l’architettura istituzionale al pari di Comuni, Città metropolitane e Regioni. I presupposti per un giudizio d’incostituzionalità ci sono ma non per quello che pensano i più, ma per incompatibilità con l’art. 15 dello Statuto siciliano che, ricordiamo, non considera l’ente intermedio un ente territoriale di governo ma un ente strumentale dei Comuni per l’esercizio di funzioni di area vasta. E nei Consorzi di comuni, in disparte la grottesca questione della libertà di associarsi, gli organi di governo vengono eletti con il sistema indiretto. In sostanza, se il Comune è un ente esponenziale della rispettiva comunità locale, il Consorzio di comuni è un ente esponenziale dei Comuni che lo costituiscono.
Ma sull’originaria legge 9/86 istitutiva delle 9 Province regionali mai nessuno ha avuto da ridire in ordine alla natura giuridica di ente territoriale di governo…
La legge 9/86 è stato un vero e proprio bluff istituzionale perché ha avuto la capacità di applicare solo formalmente l’art. 15 dello Statuto siciliano, istituendo i liberi Consorzi comunali, denominati Province regionali, e introducendo sostanzialmente nell’ordinamento regionale delle autonomie locali un nuovo ente – la Provincia – all’epoca non ancora previsto neanche in Costituzione.
Quindi è più giusto mantenere i liberi Consorzi comunali con l’elezione di 2° grado dei propri organi di governo?
No, sarebbe molto più corretto affrontare in modo strutturale il problema delle autonomie locali, la cui vera patologia non è rappresentata dall’ente intermedio ma dal mantenimento in vita di centinaia di piccoli Comuni che non sono più in grado di assicurare nulla per le rispettive comunità. Al contrario, una seria riforma dovrebbe portare al potenziamento dell’ente intermedio non solo per la gestione di tutti quei servizi ancora oggi gestiti dalle Autorità d’ambito (acqua, rifiuti, servizi socio-sanitari, distretti turistici, politiche di sviluppo locale ecc…) ma anche per l’assorbimento di funzioni amministrative di competenza comunale.
E quindi che succederà?
Difficile prevedere cosa possa succedere, atteso che sulla questione delle riforme costituzionali, come continua a sostenere all’unanimità la migliore dottrina, neanche lo Stato ha le idee chiare. Se a questo si aggiunge che in questo momento la Regione Siciliana è ai minimi storici per autorevolezza istituzionale e politica, la prospettiva non è per nulla incoraggiante.