Questa settimana abbiamo capito che la civiltà ambita dai barbari invasori è fatta di armi, parola di Re e retorica della commemorazione. Il 3 ottobre è la Giornata della Memoria delle Vittime dell’Immigrazione: si canta, si ricorda e poi si continua a sperare che crepino altrove perché la nostra compassione non è per loro. La storia, scritta dai vincitori, ha sempre assolto chi avrebbe dovuto sapere, ma ha preferito disinteressarsi per ignavia, viltà, omertà, appellandosi alla possibilità che non sapessero cosa fosse il fumo nero, che si levava dai campi di sterminio o la disperazione dell’isolamento di chi sfidava il sistema. Vittime i primi, complici e colpevoli, partecipi del sistema senza nessuna capacità di introspezione, i secondi. La colpa non è mai mia, ma sempre dell’altro, che avrebbe dovuto fare e non ha fatto, dire e non ha detto, io sono innocente sempre. E’ un compromesso con la coscienza che ci consente di scrivere di moralità e rettitudine nonostante le nostre quotidiane immoralità e pusillanimità. E’ solo la degradazione della coscienza collettiva che ci consente di ritenerci estranei alla responsabilità del nuovo sterminio di massa, ma ancora prima ci solleva dal peso di vedere il dolore del vicino che è sempre l’altro e dunque un possibile colpevole. Abbiamo vinto, ora dobbiamo convincere i migranti e le vittime della nostra meschinità che noi abbiamo ragione e loro torto, così la finiranno di insistere costringendoci a diventare razzisti, misogini e cattivi e la Giornata della Memoria diventerà la Giornata dei Giusti, ovviamente noi, litigheremo dopo su chi è il più giusto fra i giusti. Si farà una graduatoria e il più meglio diventerà l’Unico. In redazione stiamo già stilando la lista degli Unici, si accettano suggerimenti.
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