Una delle ricorrenze storiche della città di Enna, dopo quella del famoso telegramma del 6 dicembre 1926 che elevò Castrogiovanni a capoluogo di provincia, è quella del 27 ottobre 1927 quando con Regio Decreto del re Vittorio Emanuele III alla città gli fu ridato l’antico nome di Enna citato da Ovidio e da Cicerone che la difese davanti al Senato romano dopo gli anni del saccheggio per opera di Verre. Da “Castrogiovanni…a Enna” quindi, dopo aver mantenuto, per oltre 900 anni, il toponimo imposto dalla dominazione araba iniziata nell’anno 859 d.C., l’anno della sua conquista. Al podestà Enrico Anzalone non sembrò vero che dopo tanti secoli la città turrita riprendesse il nome latino, tanto che il 2 novembre successivo fece affiggere un manifesto di ringraziamenti al Sovrano per avere accolto le suppliche del Municipio (nella foto la parte iniziale del manifesto, il cui originale è conservato nell’archivio storio comunale). Un timido tentativo di “cambiamento di nome al paese” si ebbe nel 1864, quando il Consiglio comunale, nella seduta del 30 novembre, deliberò all’unanimità di voto, che “con decreto reale venga ripristinato l’antico nome di Enna”. Dal quel 27 ottobre 1927, nel labaro del Comune e nelle insegne più rappresentativi della municipalità, svetta lo storico nome latino di Henna con il motto Urbs Inexpugnabilis datogli da Federico II di Svevia. Sono trascorsi 90 anni da quegli eventi. La decisione del governo fascista suscitò incredulità in molti: dal commissario prefettizio presso il Comune allo stesso Prefetto di Caltanissetta (Castrogiovanni faceva parte della provincia nissena) che, informato del telegramma…cadde dalle nuvole. La spiegazione dell’inatteso non richiesto riconoscimento da parte del Consiglio dei Ministri guidato da Mussolini l’ha data Leonardo Sciascia che scrisse: “Castrogiovanni è stata elevata a capoluogo di provincia non per particolari meriti fascisti, piuttosto in ricordo di Diodoro Siculo, di Euno…che osò sfidare Roma con la sua rivolta: temi cui ancora per il passato libertario, Mussolini era sensibile…”. Così nel volumetto del grande scrittore siciliano dal titolo “Invenzione di una prefettura”, Milano, 1987). Inaspettatamente e senza averlo chiesto, la rocciosa Enna, coronata dai monti Erei e ombelico della Sicilia, con una costola della provincia di Catania e con un’altra della provincia di Caltanissetta, uscì dal modesto ruolo di capoluogo di mandamento per assumere quello di capoluogo di provincia. “Da quel momento Enna mutò il suo antico volto di gran borgo rurale per assumere l’aspetto di una cittadina moderna”, scrisse l’avvocato Francesco Longo in un articolo pubblicato nel primo numero della rivista Henna edita dal comune nel 1965. E Carmelo G. Severino nella monografia “Enna /Città al Centro” (Gangemi editori, Roma, 1996) così commentò l’evento: “L’elevazione a capoluogo di provincia proietta la città verso nuove funzioni politico-istituzionale, facendole acquistare un ruolo gerarchico di livello superiore nella geografia amministrativa della Sicilia, consentendole, in tal modo, di avviare un processo di modernizzazione delle sue strutture fisiche e sociali”. Quel giorno di 90 anni fa segnò certamente l’inizio di una nuova era per la città, oggi coronata da una realtà prestigiosa: la nascita del quarto polo universitario siciliano con la Libera Università degli Studi “Kore”.
Salvatore Presti
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