Il primo atto del governo Musumeci è stato quello di autorizzare l’Avvocatura a resistere nel giudizio costituzionale promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri avverso l’ultima legge regionale attraverso la quale si è ripristinata l’elezione diretta degli organi di governo dei liberi Consorzi comunali. Un atto chiaro e netto nei confronti dello Stato che non lascia presagire nulla di buono.
Ne parliamo con Massimo Greco.
Che ne pensa?
Non mi convince né il merito né il metodo. Questo Governo e questa ARS dovranno avere la capacità di affrontare la questione in modo strutturale, ripartendo da zero e soprattutto dall’art. 15 dello Statuto siciliano. Il legislatore siciliano deve infatti decidere se vuole mantenere un ente intermedio e se vuole farlo attraverso lo strumento dell’ente territoriale di governo o dell’ente consortile. E’ questa la prima decisione che si dovrà prendere, perché tutto il resto dipende da questa scelta che inevitabilmente intaccherà il citato art. 15 dello Statuto. E’ evidente che se si dovesse optare per una scelta di ente territoriale di governo dotato di copertura costituzionale, occorrerà modificare lo Statuto che, invece, prevede una formula consortile di ente intermedio, sprovvisto di autonomia politica e dotato delle sole autonomie amministrativa e finanziaria.
E la questione del modello di governance è correlata a questa scelta?
Certamente. Se si mantiene il modello consortile è ovvio che gli organi di governo sono eletti dai Comuni soci. Prevedere un’elezione diretta in un organo consortile è un errore istituzionale prima ancora che giuridico, che difficilmente passerebbe inosservato al vaglio del Giudice costituzionale. Mentre l’ente locale è un ente esponenziale della rispettiva comunità, il Consorzio comunale (più o meno libero) è un ente esponenziale dei Comuni. Se non si comprende questo gli errori saranno infiniti.
Eppure la Commissione Europea ha richiamato lo Stato italiano perché ripristini l’elezione diretta degli organi delle Province…
Il vero problema degli enti intermedi siciliani non è di natura ordinamentale perché una Regione a statuto speciale decide autonomamente il proprio assetto organizzativo. Ma di natura finanziaria. La Regione Sicilia potrà anche decidere di potenziare i propri enti intermedi anche a costo di ripristinare le soppresse province regionali ma deve essere in grado di finanziarne autonomamente le funzioni. Non potrà più contare sull’aiuto finanziario dello Stato. In assenza di un seria riforma del sistema delle autonomie locali, difficilmente si potrà assicurare la sostenibilità istituzionale basata sull’equilibrio tra risorse umane, risorse strumentali e risorse finanziarie.