Subito dopo le regionali l’ennese è stato travolto dall’affair immondizia. L’entroterra siciliano da riserva paesaggistica a vocazione agricola per i prodotti I.G.P. e presidi Slow Food è passato a discarica variamente declinabile e se l’impianto di biogas a Piana Comune è momentaneamente sospeso resta invece aperta la questione di c.da Serra Campana – Cote di Agira. Per aiutarci a meglio comprendere i fatti, che in queste ultime settimane si sono susseguiti rapidamente, facciamo due chiacchiere con l’ingegnere Angelo Parisi, designato da Cancelleri come assessore all’energia e servizi di pubblica utilità.
A novembre 2016 la Regione riceve il progetto di una discarica per rifiuti speciali da una S.R.L. e lo invia al comune e al Libero Consorzio Comunale di Enna per l’acquisizione dei pareri di competenza. L’ufficio tecnico del comune di Agira, nel mese di dicembre 2016, richiede dei chiarimenti alla società e la presentazione dello studio di incidenza rilevando in istruttoria la vicinanza di un sito di interesse comunitario. Il Libero Consorzio Comunale di Enna, invece, lascia trascorrere i 60 giorni facendo scattare il silenzio assenso. Dopo che la società proponente nel mese di novembre 2016 ha assolto all’obbligo di pubblicità previsto dalla legge con la pubblicazione di un avviso sul Quotidiano di Sicilia e ha versato gli oneri istruttori, nel mese di aprile 2017 la Regione pubblicava il progetto nel suo sito e successivamente lo trasmetteva alla Commissione Tecnica Specialistica che nel mese di ottobre 2017 esprimeva parere favorevole alla procedura di valutazione di impatto ambientale. Il 25 ottobre, infine, l’assessore al territorio e ambiente Croce firmava il decreto assessoriale.
Avrebbe Lei dato parere favorevole?
No per tre ordine di motivi: la discarica è incompatibile con il sito a vocazione agricola, interessato allo sviluppo rurale fortemente promosso dalla comunità europea. Il sito sorge a monte della diga Sciaguana che irriga 1.600 ettari di terreni coltivati a agrumeti, oliveti e orti. La prossimità della discarica potrebbe compromettere quelle acque irrimediabilmente in caso di incidente. In ultimo l’inesperienza e l’esiguo capitale sociale della s.r.l. poco rassicurano. Come potrebbe una S.R.L. con un capitale sociale di 10.000 euro, di cui solo 2.500 versati, fornire delle garanzie per un investimento che ammonta a 4.500.000 euro?
Come si farà questa discarica?
Il progetto prevede uno scavo di circa 43.000 mc di terreno su un’area di circa un ettaro. 7.500 mc di questo terreno serviranno al ricoprimento dei rifiuti e circa 13.000 mc per creare le sezioni in cui contenere i rifiuti.
Un fosso? Si farebbe come i gatti dunque?
Sostanzialmente si. Ora lo smaltimento del “solo amianto” come rassicurato dall’ingegnere Saitta, progettista dell’impianto e amministratore unico della società, appare incompatibile con la richiesta dell’autorizzazione per i rifiuti con codice C.E.R. quali il 17.01.06* , il 17.01.04* e il 19.03.06* ossia materiali di demolizioni edili e terreni che contengono sostanze tossiche o cancerogene quali piombo, nichel, rame, cromo totale e esavalente, mercurio, arsenico, cadmio. zinco, cianuri, idrocarburi leggeri e pesanti, I.P.A e P.C.B, al di sopra dei limiti di legge.
Quali materiali di demolizioni edili contengono queste sostanze?
Di certo non quelli delle nostre case.
E quelli dei siti inquinati da bonificare?
…
Il progetto inoltre contiene altri due punti poco chiari. L’apertura a “operatori esterni” per il trattamento di percolato e l’incidenza sull’impatto veicolare. L’impianto dovrebbe trattare i rifiuti locali, ma da questi due punti emerge la volontà di accogliere rifiuti di varia e a ora indefinita provenienza. Nella previsione di abbancamento dei materiali si fa riferimento a 3/4 autoarticolati al giorno, automezzi indubbiamente esagerati per i soli rifiuti del nostro territorio.
La S.R.L fra i vantaggi offerti dalla discarica annovera un fiorire di laboratori di analisi, ma esula sull’incidenza tumorale e ignora le ricadute negative di un territorio penalizzato dall’inquinamento. Non c’è inoltre un business plan e l’occupazione prevista a regime è di soli sei addetti. Che avrebbe fatto lei se fosse stato assessore?
Avrei bloccato tutto. Prima di prevedere nuovi impianti è necessario approvare un piano dei rifiuti ragionato e sostenibile e poi se si rende necessario, la possibilità di realizzare discariche di questo tipo prioritariamente in siti ormai compromessi a causa dell’inquinamento o in cave dismesse, lasciando stare le aree agricole.
Fra i rifiuti speciali dobbiamo intendere anche quelli prodotti dagli impianti industriali dismessi, ad esempio quelli del siracusano?
…
Cosa si attende ora?
Se non si blocca l’iter, la procedura prevede il rilascio dell’A.I.A, l’autorizzazione integrata ambientale, che prescriverà degli obblighi nei confronti dei gestori della discarica. Dopo di che potranno iniziare i lavori.
Cosa pensa degli inceneritori?
Sono contrario.
Grazie ingegnere e stia sereno Rosato.
Gabriella Grasso
Guarda il video:
https://youtube.com/watch?v=zFy1fQLeplg
Relazione tecnica del Comune
Delibera ricorso a TAR