AUGURI non abituali quelli da formulare oggi, fuori dalle formalità rituali, alle quali siamo tradizionalmente portati, al mutare dei calendari e al di là dalle regole convenevoli per vocazioni personali o scelte di nuovi aggregati culturali.
Parole augurali, che non attendono risposte, anticipate e sentite, o perché indirizzate a immigrati, senza fissa dimora, o emigrati, o a sfiduciati verso tutti: istituzioni, chiese, associazioni, intellettuali, artisti, politici.
Non vogliamo, comunque, subire i condizionamenti del momento in cui viviamo, né spegnere valori, relazioni, rapporti di amicizia, di ideali, di solidarietà, tanto validi, nè vogliamo contaminare la parola fraternità, sempre meno presente nelle pubbliche relazioni della post-modernità, avare,talvolta, di corresponsabilità o sensibilità civile verso il prossimo.
Gli Auguri restano un’occasione per scambiarci un saluto, nel tempo delle accresciute distanze interpersonali, per i modi di vivere, specie degli immigrati, per l’accontentarsi solo del web, o dei costosi ritrovi pubblici o privati.
Il non comune ottimismo al presente Natale, rappresentato, filmato, resta sempre doverosamente speranzoso, specie nelle comunità cristiane dei laici credenti, verso i nuovi poveri, gli anziani soli, i senza lavoro i senza domicilio fisso.
Lo ricorda un Papa, Francesco, che se ne fa maestro e banditore nello scongelamento delle relazioni tra le Chiese e le fedi professate, nel comune Dio, nell’invito all’unità delle aggregazioni politiche dei Paesi, per salvare il clima,per riconoscere la dignità di tutte le persone umane, nel lavoro, la salute, l’educazione, la libertà. per l’esigenza etica delle strutture economiche e amministrative ,a livello locale ed universale.
Più diffuso è il malessere, che avvertiamo tra i giovani e i padri, i nonni anziani, quasi da rottamare, anche quando hanno offerto redditi e sacrifici per formarli, istruirli, renderli più colti e intraprendenti per vivere il futuro senza la gestione avara del presente.
L’annuale rapporto del Censis, offre indicazioni e speranze agli attuali timidi gestori del bene comune, per non mortificare le potenzialità dei giovani della generazione colta, presa dallo scontento delle nuove povertà e dalla temporaneità delle difficili attese di un lavoro creativo e meno precario per investire nel futuro delle famiglie.
Alla Sicilia, dopo la composizione del rinnovato Governo e dell’Assemblea, inoltriamo l’augurio, di corrispondere con prontezza ad una società, che corre nei bisogni dei disoccupati o sottoccupati, nei tempi delle ristrettezze economiche diffuse, nelle impreviste scadenze, nei liquidi doveri della corresponsabilità e dell’attiva operosità degli amministratori locali e delle burocrazie da incentivare nelle procedure per sbloccare appalti, cantieri, infrastrutture produttive di nuovi lavori,valorizzando tutte le risorse naturali e i beni paesaggistici e culturali.
Ed agli amici di un laicato, al quale ci siamo sentiti, nel corso degli anni,compartecipi per iniziative unitarie e solidaristiche nel sociale e nel territorio, e reso più responsabile e protagonista nella Chiesa, per la sfida complessa e vicina dei nuovi poveri, dell’educazione, dei disoccupati e per l’accoglienza degli immigrati, l’augurio è per un ritrovato rapporto di servizio creativo di trasferimenti professionali di arti e mestieri, in tutte le età concesseci dalla vita, per operare nella scuola, nella formazione al lavoro, nella ricerca nella proposta progettuale condivisa, nell’intraprendenza alla creazione di nuovi lavori, nel doveroso trasferimento di esperienze, culture, arti, progetti operanti, anche nella donazione degli organi, nella educazione al servizio generoso,verso il bene comune, per la difesa del Creato, nella fraterna rappresentazione evangelica della partecipazione testimoniata, dai singoli e dall’associazionismo, nel territorio dei borghi o dei quartieri delle città verso i poveri, gli immigrati, i disoccupati, i senza casa, i figli (in 400 mila ) senza madri e padri, gli ammalati, i timorosi della fine della vita per decreto, i senza cure ed affetti, i senza istruzione.
Auguri ai credenti e non, ed il Padre nostro accolga i pensieri natalizi come silenziosa preghiera operativa, in “uscita” dai recinti consueti e dal disimpegno civile e culturale.
Natale 2017 – Capodanno 2018
On. Ferdinando Russo