In Sicilia potere e governo secondo Miccichè
di Massimo Greco
Non me ne vogliano i nostalgici dell’ideologia che ancora oggi riescono ad individuare con precisione i tratti identitari della sinistra e della destra politica, ma mi convinco sempre più che oggi uomini e donne impegnati attivamente in politica si dividono su pochissime questioni e tra queste sull’uso che fanno dei nobili concetti di “potere” e “governo”, ma prima ancora su come concepiscono il rapporto tra i due concetti filosofici. Se infatti il potere pubblico altro non è che la capacità riconosciuta (legittima) di stabilire regole per tutti i consociati e di imporne il rispetto in fatto e in diritto, e il governo è l’ambizione di rappresentare la volontà generale della collettività, appare evidente che il primo ha una funzione strumentale dell’agire politico e il secondo ne rappresenta la finalità. In sostanza, il potere è lo strumento di chi governa e non certo il contrario. Non dovrebbe essere particolarmente difficile mettere in pratica questo paradigma, eppure diffusi sono i casi in cui si registrano fenomeni di eterogenesi dei fini, cioè azioni conseguenziali non intenzionali di azioni intenzionali. Ma quelli che danno più fastidio e si pongono anche di traverso rispetto ai principi di uno Stato democratico sono i casi in cui potere e governo vengono consapevolmente invertiti: il governo viene utilizzato per consentite l’esercizio del potere. Un esempio attuale di quest’ultima patologia del sistema politico contemporaneo ci perviene dal neo Presidente dell’ARS Gianfranco Miccichè che, sfidando l’unanime opinione pubblica, ha nominato la chiacchierata, e già condannata dalla Corte dei Conti, Patrizia Monterosso alla direzione della Fondazione Federico II°.
L’azione politica di Miccichè è quella che più di altre riesce a rendere plastica questa inversione paradigmatica tra potere e governo. Solo un puro atto di potere fine a se stesso poteva infatti consentire a Patrizia Monterosso di uscire dalla porta crocettiana della Segreteria Generale della Presidenza della Regione per rientrarvi dalla finestra federiciana che illumina la stanza del Presidente dell’ARS.
Un elettorato maturo dovrebbe dotarsi anche di siffatte chiavi di lettura prima di recarsi alle urne!