Ci risiamo, gli elettori saranno chiamati ad esprimere il voto per rinnovare i componenti di Camera e Senato ma in Sicilia i motori della politica si riscaldano anche per il rinnovo degli organi di governo dei Liberi consorzi comunali che, sulla base dell’ultima novità legislativa regionale, saranno eletti direttamente dai cittadini al pari di quanto avveniva per le soppresse Province regionali. Ma la questione non è affatto semplice e non solo perché pende il giudizio di costituzionalità. L’Associazione siciliana degli enti locali (ASAEL) guidata da Matteo Cocchiara ha istituito un tavolo tematico composto da docenti universitari ed esperti della materia tra i quali figura Massimo Greco che nei suoi scritti aveva già anticipato il fallimento della riforma dell’ente intermedio siciliano e al quale rivolgiamo alcune domande. Il primo incontro degli esperti è previsto per il prossimo mercoledì 10 gennaio presso la sede palermitana dell’ASAEL.
Non è la prima volta che si promuovono incontri tra esperti su questa materia…
No, è un altro tentativo di ragionare su una questione che in Sicilia si è ingarbugliata troppo a causa dell’improvvisazione e dell’incompetenza diffusa tra i parlamentari dell’ARS scorsa. Dilettanti allo sbaraglio che non hanno neanche avuto la furbizia di copiare le proposte di legge elaborate dal precedente gruppo di lavoro.
Da dove ripartirete?
Dai due nodi fondamentali che caratterizzano sia l’inceppamento che qualsia ipotesi di contro-riforma. Quello ordinamentale e quello finanziario. Sul primo il legislatore deve smettere di giocare sul nomen iuris delle Istituzioni locali. Province e Consorzi comunali non sono affatto la medesima cosa. Se si opta per un ritorno al modello di provincia e quindi di ente territoriale di governo occorre modificare l’art. 15 dello Statuto, com’è noto, prevede solo i Comuni e i Consorzi da questi liberamente costituiti. Se invece si opta per il modello consortile, allora bisogna rassegnarsi sulla modalità di elezione degli organi di governo che non potrà che essere di 2° grado, atteso che il Consorzio comunale è un ente esponenziale dei Comuni e non della comunità. E quindi i soggetti titolari del diritto di elettorato attivo sono i Comuni e non i cittadini. L’attuale e vigente legislazione regionale, in attesa di giudizio costituzionale, è un ibrido istituzionale che non sta né in cielo né in terra.
L’altro nodo…
E’ quello finanziario. Il legislatore siciliano dovrà individuare funzioni amministrative e competenze in capo al nuovo ente intermedio finanziariamente sostenibili. Sotto questo aspetto bisognerà tenere conto di un fatto nuovo rispetto al passato e cioè che lo Stato non contribuisce più a finanziare le Province, che nell’ordinamento statale sono sostanzialmente rimaste dei contenitori vuoti in attesa di un’improbabile loro espunzione dalla Costituzione. Ne’ è ipotizzabile che lo Stato mantenga i trasferimenti per la sola Regione Sicilia che, peraltro, non sembra volersi adeguare alla legge Delrio se non per le discutibilissima modalità di elezione dei Sindaci delle città metropolitane.
Farete anche questa volta un lavoro inutile?
Speriamo che questa volta ci siano interlocutori al Governo e all’ARS più attenti. Il tavolo di esperti istituito nei giorni scorsi dall’Assessore Armao per analizzare la situazione del bilancio regionale non è stato inutile anzi è stato preso sul serio dal Presidente Musumeci.