sabato , Gennaio 25 2025

I cinque anni di Papa Francesco

Roma. 5 anni fa ieri, lo “scossone ultimo” tra le mura della basilica di San Pietro si abbatté sempre più inesorabile, e dalla loggia principale si affacciò un uomo, argentino gesuita, neo eletto Papa con il nome, mai usato fino ad allora, di Francesco. Perché “scossone ultimo”? Perché tutti quei giorni che portarono al conclave furono un’autentica novità per la Chiesa moderna. Il tutto nacque dall’abdicazione di Benedetto XVI nel febbraio precedente. E mai si era visto, negli ultimi secoli, un simile gesto. Pareva quasi, anche sull’esempio di Giovanni Paolo II, che un papa, fino alla morte, in qualunque condizione si trovi, debba regnare. E, per trovare un papa dimissionario, si è dovuto tornare indietro ad un certo Papa Gregorio XII, non proprio dell’altro ieri, ma semplicemente del ‘400. Anche se il papa più famoso ad aver dato le proprie dimissioni, quello che per alcuni è citato perfino da Dante come colui che “per viltade commise il gran rifiuto”, è Celestino V. Vuoi per la letteratura, vuoi anche per il fatto che dopo Celestino V è asceso al soglio pontifico Bonifacio VIII, non certo uno stinco di santo, subito la prima preoccupazione, dopo il rifiuto di Benedetto XVI, la gente ha cominciato (da buon cattolico) a fare scongiuri di ogni genere, diventare fatalisti (vedendo in un fulmine che si abbatte sulla cupola di San Pietro chissà quale presagio) e andare a ripescare le profezie di chissà quale occulto veggente (Nostradamus, come il prezzemolo, era sempre il primo). Ma qui avevamo anche un’altra profezia: quella di Malachia. Quella insomma del Pietro Romano, “caput nigrum”, che avrebbe condotto alla fine della Chiesa Cattolica. Arriva quindi il conclave con tutti questi presupposti non certo dei più “sacri”. E giorno 13, anche per un po’ di fretta da parte di tutti i cardinali per il fatto che a breve si sarebbe festeggiata la Pasqua, vi è la fumata bianca. E meno male che resta bianca perché, altrimenti, si urlava alla teoria del complotto di un Gregorio XVII asceso al soglio e costretto al rifiuto ancor prima di essere uscito dalla loggia (per chi è interessato a tutte queste interessanti storie: si parla di Giuseppe Siri nel conclave del 1958). Esce, quindi, e, finalmente, si presenta alla storia Bergoglio, papa Francesco. Un papa che sicuramente ha aperto, anche fin troppo (come alcuni detrattori gli contestano), la Chiesa a tutti, ma proprio a tutti. In questi 5 anni ha fatto cadere diversi secolari, anzi millenari, tabù e sta procedendo senza freni a dare un volto nuovo e, forse, più popolare, alla Chiesa di Roma. Era indubbio che una “svecchiata” fa bene sempre e comunque. Ma forse si sta esagerando?
Sarà la storia a darci una risposta. Intanto: “Auguri Papa Francesco!”

Alain Calò

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