Son tutte belle le mamme del mondo

“Son tutte belle le mamme del mondo” cantavano Gino Latilla e Giorgio Consolini nel 1954 vincendo quel Sanremo (il titolo della canzone è “Tutte le mamme”). E meno male che lo fecero ben 64 anni fa (altrimenti, con quello che si sente in giro, se fosse stata portata in radio oggi, questa canzone sarebbe stata bollata da qualcuno, nel migliore degli scenari, come “fascista”). E stessa sorte poteva capitare per la canzone “Mamma”, “La mamma”, “Evviva il mio papà”, “Sei forte papà!”, “Balocchi e profumi”, “Viva la Mamma” e potremmo continuare all’infinito con brani che hanno segnato la nostra musica italiana e che contengono nei loro testi la parola “mamma” o “papà”. Oggi, che è la festa della mamma (e tale deve rimanere), una minoranza, per fare notizia o per provocazione alquanto sgradita, ha deciso di boicottare tale festa ribattezzandola come, più generica, “festa della famiglia” e non usare più il termine “mamma” o “papà” ma il semplice “genitore” (poi dobbiamo capire se, per distinzione, dovremmo fare “genitore 1” e “genitore 2”, oppure “genitore Alpha” e “genitore Beta” o chissà quale altra assurda macchinazione sarà inventata). Non è omofobia, ma logica e difesa della propria “essenza”. Da qualche anno è stato dato troppo ascolto a chi, non avendo nient’altro da fare se non ridurre la persona umana ad un oggetto, ha deciso che i bambini non devono essere più riconosciuti nella loro natura come maschi o femmine (partendo dai grembiulini azzurri e rosa) ma vederli come “esseri” (leggasi “oggetti”) neutrali. Questo è il male causato da quell’obbrobrio della “teoria del gender” che qualcuno ha da sempre presentato come teoria del complotto (e magari restasse tale) ma che, purtroppo, anche troppo spesso vediamo molto praticata. E da questa teoria discendono tanti altri comportamenti mirati alla distruzione della famiglia tradizionale formata da mamma, papà e figli. Ora, con queste affermazioni non si vuole bollare il movimento LGBT come un gruppo formato da gente “fuori natura” o “immorale” (anche nell’antica Grecia, patria della nostra cultura, l’omosessualità era qualcosa di ampiamente riconosciuto e lo ritroviamo anche in quel famoso mito degli Androgeni nel Simposio di Platone). Ma non si può, per evitare di urtare la sensibilità di una minoranza, rinnegare i valori riconosciuti da un’ampia maggioranza. Ormai è ampiamente radicata la figura importante della madre nella nostra cultura, come quella del padre. Perché adesso, con un semplice colpo di spugna, dover cancellare secoli e secoli di morale storica? In nome di chi, soprattutto? Sembra quasi come quella polemica, purtroppo giunta ad un compromesso, sul crocifisso nelle aule. In nome di un’Italia laica, nel rispetto di tutte le religioni, “arraggiati” professori, presidi e genitori richiedono a gran voce la defenestrazione del Crocifisso dalle aule. Però poi troviamo questi “arraggiati” godersi beatamente le vacanze di Natale (festa cattolica), Pasqua (festa cattolica), Santo Patrono (festa cattolica) e così via. Dare ascolto, allora, a questa gente è solo un atto di educazione (e anche il non prenderli per ipocriti è un altro atto di educazione). Quell’educazione che ci è stata impartita da mamma e papà. Auguri a tutte le Mamme!

P.s. Spero che adesso non se la prendano anche con i piccoli pargoli che, oltre al peso del debito pubblico che incombe su di loro sin dalla nascita, saranno già bollati come “omofobi fascisti” a un anno di età in quanto, come prima parola, dicono “mamma”.


Alain Calò

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