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Una data simbolo per la Sicilia: 10 Luglio 1943

10 Luglio 1943. Una data simbolo per la Sicilia. E sono passati già settantacinque anni. Quel giorno prese il via l’Operazione Husky, con lo sbarco degli Anglo-Americani nella costa meridionale della Sicilia. La nostra isola, che per tutta la guerra fino a quel momento, tranne per qualche sparuto bombardamento, era rimasta alla periferia della storia (non che ora ce la passiamo meglio!) ora diventava teatro di una delle più importanti Operazioni della Seconda Guerra Mondiale. L’operazione è nata per diversi motivi di guerra. Primo fra tutti colpire “l’anello debole” dell’Asse, cioè l’Italia, e portare la guerra “in casa” ai nazi-fascisti. Inoltre l’apertura di un secondo fronte, dopo aver chiuso definitivamente il fronte nord Africano, avrebbe permesso di allentare la presa, da parte dei Nazisti, sul fronte russo, facendo respirare maggiormente Stalin a Oriente e poter lanciare quindi la controffensiva definitiva dopo la disfatta tedesca a Stalingrado. La Sicilia inoltre, checché ne dicano i leghisti o gli antimeridionalisti, rappresenta un’isola strategica nel coordinamento delle Operazioni del Mediterraneo. Un’occasione ghiotta quindi per le forze anglo-americane. Partiamo anche da un presupposto ben preciso: non fu, in quel momento, una guerra di liberazione e quindi non diamo tutto questo valore morale ai cosiddetti “Alleati”. Il 10 Luglio 1943 lo sbarco fu un’operazione militare di “invasione” di una forza straniera e, in quel preciso momento, nemica di uno stato sovrano. E l’operazione ha di fatto tutti i connotati di un’invasione. Perché, se fosse stata liberazione, magari gli “Alleati” avrebbero trattato i civili con maggiore riguardo, e non trattandoli come “numeri” o coordinate geografiche e quindi bombardarli “per errore” come successe per la città di Regalbuto. I liberatori non dovrebbero perpetrare stupri, mi pare. E allora come mai i soldati marocchini, detti goumiers, tra le fila degli “Alleati” (sempre più d’obbligo le virgolette), perpetrarono nell’isola diversi stupri? Perché la storiografia, quella purtroppo scritta dai vincitori e studiata nei libri di storia, non racconta tutto ciò? Come anche la celebre frase “Uccidete gli Italiani”. Non è stata detta da chissà quale crucco mangia wurstel Nazista, ma da nientepopodimeno che il Generale Patton che, tra l’altro, si divertiva a schiaffeggiare i suoi soldati (e a Nicosia andrebbe fatta una targa perché la tracotanza di quest’uomo gli fu fatale nella carriera proprio in un campo medico posto nella strada tra Nicosia e Troina). Un’operazione che venne presentata come un “successo” perché, all’incirca in un mese, la Sicilia venne conquistata (e sappiamo anche bene chi misero “a capo” nei vari comuni…). In realtà fu una clamorosa debacle. Un ingente dispiegamento di forze per un’Operazione che si tramutò non tanto in una “liberazione” per come ci viene ipocritamente presentata, ma una gara tra due generali, Patton e Montgomery, a chi conquistava di più. Un’operazione che sì, fece della Sicilia un avamposto anglo-americano in trenta giorni, ma perché non si fa un parallelo con i 40 giorni impiegati dalla Germania nella conquista della Francia solo due anni prima? Penso che il confronto non possa reggere. E se liberazione fu, perché, caduto il Fascismo il 25 luglio, Badoglio proclamò che la guerra continuava e in Sicilia, se si formavano movimenti di giovani disperati a causa della guerra che non volevano partire per il fronte (i famosi “Non si parte”), venivano additati come “fascisti”, “traditori della patria” e quindi repressi nel sangue? È questa la liberazione? Son passati 75 anni. Interroghiamoci. Interroghiamoci su questa “libertà” acquistata. Siamo talmente “liberi” che gli Americani, per liberarci ancora di più e meglio, oltre a ipotizzare di farci diventare, ai tempi, loro stato per puro interesse logistico, ci hanno regalato (regalo della libertà) la base di Sigonella e il MUOS (tra gli altri). Come al solito il nostro invito è nella riflessione e nell’evitare moralismi o buoni propositi portati all’ennesima potenza negli eventi storici. E vederli per quello che sono. Senza giudicare. E se proprio vogliamo giudicare… almeno cerchiamo di essere obiettivi.

Alain Calò

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