Prima fu: “e allora Bertinotti?”. Funziona così, si risponde a una domanda con una domanda, per non rispondere. E’ un rosario laico di rimandi a questo e quello e questo e quello sono sempre il nemico. Si accusa l’altro, il nemico, di aver fatto o di non aver fatto cose. L’altro, il nemico, colpe di certo ne ha, anche il solo “predicare bene e razzolare male” è una colpa o preferire un accattone a uno zingaro o un bimbo migrante a uno affamato e cisposo del Sud Sudan, vizi poi… non ne parliamo. Segreti e pettegolezzi da spifferare per sminuire, per smontare un ragionamento disturbante o anche un’idea diversa dalla nostra. “Ma cu? Chidda! Chidda fici, dissi…” E allora i terremotati? Si dovrebbe dire, ora. E allora i preti pedofili? E allora…ma che c’entra? E’ un modo per dire: “mal comune mezzo gaudio”. E’ una fuga dal ragionamento perché la risposta definitiva non c’è e per questo ci rifugiamo nelle community, rassicuranti e chiuse, dove il pensiero critico non entra. E’ un modo per prendere tempo e per perdere tempo, come “cioè” degli anni ’80 e “piuttosto che” dei giorni nostri. E’ il “ mi consenta” berlusconiano e il “diciamo” dalemiano; è una coazione a ripetere che ci sottrae dall’obbligo del pensiero pensato. E’un insopportabile escamotage, che ci fa sentire furbi e invece siamo solo onniscienti “lolli”… e allora i babbi? Aiuto!
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