Con la sentenza di condanna per i fascicomunisti Carminati e Buzzi, implicati in una “rete criminale che ha inquinato la città”, Roma è passata da semplice ladrona a mafiosa. Pietrangelo Buttafuoco ha sempre rifiutato l’idea di una mafia romana perché depotenziata, poco sanguinaria e non terroristica. Una mafia decadente e un poco cialtrona, fatta di minchioni troppo minchiatari, di monocoli sbruffoni e non certo di Don con la faccia da campieri. Cosa sono Buzzi e Carminati rispetto a Riina e Messina Denaro? Padroni di cui si pronunciava e si pronuncia il nome sottovoce, per timore vestito da rispetto. Poca cosa sono gli “zozzi e gli zozzoni… che li pago e devono stare ai nostri ordini” in confronto ai “piglianculo” di Don Mariano. Sono similpadrini da mangiatoia, sbiaditi se confrontati al capo dei capi, amico degli amici e addentro al terzo livello andreottiano. A Roma la mafia lucrava sull’assistenzialismo, in Sicilia si puntava e si punta ancora sui pascoli e nonostante la lupara i colpevoli non si trovano mai perché in Sicilia a vedere, sentire e parlare sono solo i pentiti. “Speriamo in un pentito” dice Antoci, l’ex presidente del parco dei Nebrodi aggredito da anonimi pecorai, che gli spararono sulla strada per San Fratello. Dei 14 indagati nessuno è colpevole e il caso viene archiviato. No come a Roma dove si va a processo e si condanna pure. “Adesso speriamo vivamente in un collaboratore di giustizia che possa fare luce ed aiutare la magistratura a riaprire le indagine come è spesso accaduto nella storia degli attentati compiuti in Sicilia” dichiara Antoci “ho il desiderio di vedere alla sbarra chi, quella notte, ci aspettava per ucciderci ma anche chi, in questi anni, ha tentato di depistare ed infangare”. Pare difficile e con un Ministro degli Interni che va in fissa con Soros e Saviano pare utopistico; però la speranza è d’obbligo e noi speriamo intanto nella partita del campionato mafioso fra Roma- Palermo, Palermo stravince e sono soddisfazioni.
Gabriella Grasso
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