Seduto in quel caffè io non pensavo a te… eccome se ci pensavo! Ma chiedo l’aiuto, come facevano gli antichi greci o Dante nel Paradiso, nientepopodimeno ad Apollo Licio per ergere il mio linguaggio a cotanto pensiero. Perché la notizia di oggi è veramente grande. Talmente grande che alcuni hanno per giunta cambiato il calendario facendo iniziare tutto da quel 29 Settembre. Era il 1936, un fiero Mussolini annunciava la nascita dell’impero e nel milanese non in una grotta ma neanche in un castello nasceva colui che si sentiva nato in una grotta e vive in castello ad Arcore. Era lui. Silvio! Silvio che rimembra ancor quel tempo della sua vita mortale quando beltà splendea negli occhi suoi ridenti e fuggitivi e il limitar dei suoi 82 anni traeva! Era un bimbo bello bellissimo. Talmente bello bellissimo che splendeva di luce propria senza bisogno di stella cometa e vari paggi portavano oro, Vincenzo (l’avrà avuto qualche amico Vincenzo?) e birra. Era venuto talmente bene e in forma che tempo dopo ci riprovarono… ma venne fuori Bersani e quindi chiusero bottega per vergogna (auguri anche a lui, comunque). Ma torniamo al nostro Silvio. Colui che può tutto. Che come un cavaliere ruba ai poveri per dare ai ricchi e poi ruba ai ricchi per dare a se stesso. Colui che ha elevato l’offerta televisiva italiana e quindi il livello culturale medio con gli importanti spazi di alta cultura affidati alla Vate femmina (detta Water) Barbara D’Urso. E poi l’alto esempio di moralità nei programmi quale il Grande Fratello in cui distinti signori passano il tempo a litigare sulla Critica della Ragion Pura di Kant o quel programma Uomini e Donne in cui l’amor cortese viene declinato in tutte le sue più alte forme fino ad arrivare al dolce stil novo del tanto gentil e tanto onesta pare la Maria De Filippi quand’ella altrui saluta che ogni lingua dalla Tina resta muta e lo share non ardisce di guardare. E se tal cucuzzaro vi porta in lagrimata speme tipo quelle versate nel prime time di C’è Posta per te, non dimentichiamo anche le prodezze del Silvio nel calcio, con un Milan sul tetto del mondo e di Marte ma che adesso non sale neanche le scale di casa sua (ah vero… non c’è più lui.). Ma Silvio, che in arte fa “Il Presidente” o ancor meglio “il Cavaliere” va ricordato per il suo ventennale impegno politico. Da quando nel 1994 in un discorso urbi e agli orbi proclamò “l’Italia è il paese che amo”. L’amò talmente tanto che Italia e Silvio divennero un unicum. Chi, uscendo dai nostri confini, non si sente dir “Italia, pizza, pasta, mafia e Berlusconi”. Un Silvio che agli incontri internazionali ha sempre dato prova del suo miglior spirito. Un Silvio che ha tenuto sempre allegri con le sue corna, le sue barzellette e le sue cantate con Apicella. Silvio che ormai è simbolo d’Italia e degli Italiani. Non si può odiare e provare rancore verso questa persona. Anzi, si deve provare solo affetto. Su di lui convergono tutti i vizi e le virtù dell’italiano. Quell’italiano un po’ sornione, furbo, simpatico, amante, virile, virulento ma genuino. L’italiano solare, della vita in pugno e della brama d’avventura. Un italiano romantico, esotista ed esotico. Un burlone ma anche un serio padre di famiglia. Per questo, aldilà di tutto e di tutto il bene o male che puoi aver fatto nella vita, caro Silvio, ti vogliamo bene. Tu ci rappresenti più di ogni altro. E hai lasciato e sicuramente continuerai a lasciare una grande impronta nella storia d’Italia. Auguri per i tuoi 82 anni e ci rivedremo al prossimo tuo Natale.
P.s. per queste belle parole me lo stacchi un bell’assegnetto?
Alain Calò
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