Oggi non soltanto Venezia, ma tutto il mondo è triste. Se ne è andato l’Istrione. A 94 anni è morto Charles Aznavour. Un cantante che ha sicuramente segnato un’epoca. Francese, italiana e in tutte le lingue in cui ha cantato. Nato a Parigi nel 1924 ma di origine armena, ha scritto più di 1000 canzoni. E i grandi della musica si sono a lui inchinati. Basta ricordare Modugno che incide “La mamma”, la struggente canzone in cui Aznavour descrive gli attimi che intercorrono alle ultime ore di vita di una madre in cui anche il figlio maledetto ritorna a lei. E poi chi non ha mai sognato quella vita di artista decantata nella Bohème aznavouriana dove anche una tela si trasformava in un piatto caldo e anche nell’indigenza il povero artista si vedeva ricco perché aveva l’amore. E come Modugno che abbiamo citato poc’anzi, anche Aznavour è stato un cantore dell’amore a 360°. Forse l’ultimo chansonnier francese. Un amor quasi cortese, a volte avventuroso, passionevole, enigmatico ma anche ineffabile e fugace. Un amore che si può rivelare anche un tradimento come nella canzone “Ed io tra di voi”. L’amore che diventa passato. E il passato che raffredda l’animo ma crea esperienza. “Io sono un gran signore che muore di dolore e che non piange mai”. Quando il bohemien ritorna indietro e cerca di ritrovare se stesso nella casa di Montmartre non vede più i lillà, metonimia del Lei in tutto il suo splendore. Lei che riempiva le notti insonni. Ma che ora è svanita. E indietro non si torna mai. Rimane solo il ricordo e la nostalgia. Una nostalgia anche dell’attimo prima. O di anni fa. Ieri, da giovane… quando si cantavano le canzoni più semplici. Quando si facevano castelli in aria. E Aznavour ha fatto tanti castelli, solidi. Sono i castelli delle emozioni che ogni canzone, in ogni lingua cantata, regalano a chi le ascolta. Basta riconoscere quella voce. Quella voce, che come un istrione, tiene il pubblico con sé sull’orlo di un abisso oscuro. Ti pieno, Charles, quando ha detto che con nessuno di noi hai qualcosa in comune. Tu eri. Anzi no… tu sei un vero istrione e grande come te non ce ne saranno più. Ti hanno chiamato perché lassù hanno bisogno di ascoltare buona musica… ciao.
Alain Calò
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