Caro Roberto Saviano

Caro Roberto Saviano,
dopo il Papa tocca a te finire nella losca lista di persone al quale indirizzo delle lettere. Sai, ho un amico che vorrebbe costruire una tettoia per riparare le proprie macchine dagli agenti atmosferici. E il Comune non glielo permette. Dice che ci sono vincoli paesaggistici. Ti chiedo di difenderlo. Sta facendo alla fine un reato a fin di bene! Sta risparmiando quelle macchine dal freddo e dal gelo. Poi, una volta fatta la tettoia, può circondarla con un muro di mattoni et voilà una bella casetta accogliente. Sempre a fin di bene… metti che fa un altro figlio: dove lo metterebbe?
Ah, poi ho il cugino del mio cugino che l’altro ieri si è visto recapitare una cartella di Equitalia. Gli dicevano che doveva pagare le tasse. Perché non lo difendi? Questo cugino di mio cugino non riesce ad arrivare a fine mese e quindi è costretto a fare questo reato a fin di bene. Ma lui no, non merita la tua comprensione e la tua difesa a spada tratta.
E che cosa dobbiamo dire di tutti i milioni di italiani che non possono portare giornalmente un pasto caldo sulla loro tavola? Loro vanno ignorati! Perché in Italia sta diventando una colpa essere italiano. Essere italiano non fa notizia e poi chi è povero non può comprare i tuoi libri (confesso che mi rifiuto di leggere i tuoi libri… puoi prendermi per uno “scrittore della mala vita” quando imparerai a citare benignamente Salvemini, ma io ho sempre nutrito forti dubbi su chi si erge paladino della giustizia). Perché non fai il paladino del tuo prossimo? Degli italiani che hanno perso il lavoro e fanno la fila alla Caritas. Dei cinquantenni che di punto in bianco si ritrovano licenziati. Io sono il primo a criticare Salvini, ma quando ha ragione ha ragione. Se domani il Sindaco della mia città dovesse cominciare a distribuire lavoro a degli immigrati mentre miei compaesani patiscono la fame, andrei da questi e gli chiederei le dimissioni immediate. Poi puoi darmi del fascista, del nazionalista, dell’ignorante, dell’ipocrita, dell’egoista e di tutto quello che vuoi. Io sono un essere umano proprio come tutti. Ma a differenza di alcuni, non cerco la gloria nella “moda dello scalpore”, ma cerco di fare il mio dovere di Uomo e di cittadino. Lo so che oggi un migrante fa più scalpore di 100 italiani. Ebbene, nell’ottica de “aiuta il prossimo tuo”, un italiano, un mio vicino che soffre per me vale più di 100 immigrati, chiamiamoli, “non regolari” che, se li vedi, sembrano tutto fuorchè bisognosi. Poi, ripeto, puoi prendermi per quello che vuoi. Io con la mia coscienza mi sento a posto. Non so altri.
Cari saluti


Alain Calò

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