Centosettant’anni fa Enna, allora Castrogiovanni, partecipò con slancio alla rivoluzione siciliana del 1848, i cui moti anticiparono le guerre risorgimentali che portarono all’unità d’Italia del 1861. Al grido di “Viva la Sicilia Libera” i siciliani risposero in massa per combattere contro i soldati di Re Ferdinando II di Borbone e gli ennesi non furono da meno. In tutte le città dell’Isola, al “Proclama” del 12 gennaio 1848, i rivoluzionari si mobilitarono prendendo le armi. Già dall’anno prima, nel 1847, gli anti borbonici si costituirono in Comitati, preparandosi alla sommossa popolare. Sotto il regime di Ferdinando II la Sicilia era una polveriera che da un momento all’altro poteva esplodere. Dei numerosi comitati facevano parte liberali di tutte le tendenze, repubblicani, democratici e nobili della borghesia, stanchi dello stato poliziesco napoletano. Chi in nome dei Savoia, chi in nome di una repubblica democratica mazziniana, la stragrande maggioranza del popolo isolano invocava una Sicilia libera e sovrana. In quegli anni i Borboni tenevano ai margini la Sicilia rispetto alle altre regioni del Regno al di là dello stretto e ciò non veniva più tollerato. Uomini come Ruggero Settimo, Crispi, La Farina. Rosolino Pilo, Pasqualino Calvi e tanti altri patrioti siciliani, in ogni luogo e in ogni ambiente, si adoperarono per rovesciare i Borboni. Dopo il proclama del 12 gennaio di 170 anni fa e dopo le prime scaramucce nelle piazze di Palermo, il 27 gennaio 1848 iniziarono le 15 giornate del riscatto del popolo. Nell’aprile del 1848 nel libero Parlamento di Palermo venne sancita la caduta del Re di Napoli e proclamato lo Stato indipendente. Il sogno di libertà s’infranse quasi subito. L’anno dopo, nel ‘49, la Sicilia fu nuovamente occupata dai Borboni. A Castrogiovanni, proprio il 25 gennaio del 1848, riaprì il “Casino di Compagnia” (era stato chiuso dalla polizia del regime perché luogo d’incontro di Massoni e di Carbonari), dove furono letti i proclami e gli appelli giunti da Palermo. L’indomani, il 26 gennaio, le strade e le piazze di Castrogiovanni si animarono con partecipati cortei. “Il vessillo tricolore, fra le generali festose acclamazioni alla Sicilia, a Palermo, a Pio IX e alla libertà, al suon di concerti della musica cittadina, vien condotto da un punto all’altro della città per indi essere inalberato sull’edificio del Palazzo Comunale” – così si legge nelle cronache cittadine di quell’anno -. Al barone Angelo Varisano, che ospitò nel suo palazzo Giuseppe Garibaldi nel 1862, e a Luigi Colajanni, il cui figlio Napoleone, giovanissimo, seguì i garibaldini sull’Aspromonte, si deve il fervore patriottico di quegli anni. Lo spirito risorgimentale e unitario venne da loro inculcato alla migliore gioventù ennese che si distinse poi in tutte le successive chiamate alle armi della Patria, come quella della grande guerra del 1915-18 contro l’Austria. Enna e gli ennesi hanno avuto sempre aneliti di libertà, a partire da Euno che osò ribellarsi ai romani. Nel basso medioevo significativa fu la partecipazione della città alla battaglia della Falconara nell’anno 1299 con i “Fanti di Castrogiovanni” che, con il loro valore, favorirono l’esito dello storico scontro, dando una svolta alla guerra del Vespro durata 90 anni.
Salvatore Presti
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