martedì , Ottobre 15 2024

Lo Stato vs Vannini

Il 18 Maggio del 2015 un militare della Marina Militare, il sottufficiale Antonio Ciontoli, sparava per errore a Marco Vannini, il fidanzato della figlia Martina. Io sparo che nessuno dei tanti presenti in casa Ciontoli quella sera ha sentito, trapassava il cuore e un polmone di Marco, ma non lo uccideva sul colpo. Marco agonizza per diverse ore, in attesa che la famiglia Ciontoli e annessi decida sul da fare. Dopo tanto discutere viene chiamato il 118, subito disdetto e poi richiamato per un buchino “da pettine”. Gli operatori del 118 giunti in casa Ciontoli trovano però un ventenne in condizioni gravissime e non un ferito da pettine appuntito e nonostante lo trasferiscano d’urgenza al Gemelli non riescono a salvarlo. Marco Vannini muore a vent’anni per “un buchino da pettine”. Il 30 gennaio del 2019 la Corte d’Assise d’Appello di Roma emette sentenza: 5 anni di condanna per Antonio Ciontoli invece che i 14 richiesti in primo grado e conferma la pena di 3 anni per il resto della famiglia. La famiglia Vannini aspetta con ansia la sentenza di Cassazione, che secondo il padre di Marco visto l’andazzo “condannerà noi”: padre e madre del morto, colpevole d’essere morto per mano di un militare italiano e non di uno spacciatore nigeriano. Sarebbe stato più facile condannare un negro per l’assassinio e l’omissione di soccorso di un giovane indigeno. Salvini certamente si sarebbe precipitato a portare il suo abbraccio e i cattivisti avrebbero urlato contro i buonisti, colpevoli anche di questa morte. Dopo la lettura della sentenza gli amici e i familiari di Vannini hanno urlato: «è una vergogna, venduti, è uno schifo, strappiamo il certificato elettorale». Questo Stato non mi rappresenta hanno detto e scritto molti italiani. Questa è una grave ingiustizia. Questa è l’Italia che garantisce i colpevoli e condanna a una pena senza fine le vittime. Il popolo italiano non capisce e non accetta l’assoluzione di una famiglia rea dell’ EVITABILE morte di Marco Vannini. Il popolo italiano che ha scritto “non in mio nome” si domanda: “ fosse meglio l’anti Stato, Regolarmente illegale!”

Gabriella Grasso

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