Ben vengano cortei, manifestazioni e dibattiti da cui emergono proteste, proposte e rivendicazioni di genere delle donne.
Manifestazioni che l’8 marzo hanno riempito piazze e vie di quelle parti del mondo dove si possono liberamente manifestare e rivendicare diritti umani.
Strumenti che evidenziano, ancora una volta, non solo forti segnali di legittima reazione umana e sociale, di rabbia e vibrazioni di animi, ma anche chiari e giusti elementi di rivendicazioni che denotano non solo lucidità, lungimiranza ed intelligenza, ma anche una marcata
sensibilità e partecipazione delle donne per la realizzazione del bene comune.
Elementi espressi con oculata consapevolezza del proprio ruolo e delle condizioni, ma con intense azioni di coesione, per la difesa e tutela dei propri diritti fondamentali, della pari dignità umana, sociale e civile e delle pari opportunità.
Diritti che giustamente trovano eco anche attraverso i mass media, i mezzi di comunicazione cartacei e radio-televisivi, i social, per cui non mancano articoli, commenti, saggi, libri, dibattiti, discussioni e programmi vari che parlino delle condizioni della donna di oggi, del suo ruolo e dei suoi diritti.
Ecco perchè, in un contesto difficile come quello attuale, occorre una grandissima risposta di genere, una forte presa di posizione delle donne che, con grande dignità e consapevolezza, devono lottare non solo per i loro diritti, ma anche per fronteggiare e prevenire violenze, prevaricazioni, sfruttamento, intimidazioni e soprusi che loro subiscono in ogni dove ed ambiente.
Una forte resistenza che richiede, però, l’impegno di tutti, delle famiglie, delle associazioni, della cultura, della scuola ed, in primis, delle istituzioni.
Ma spesso si ha la sensazione che alcune cose non funzionano per il giusto verso, che mancano punti di riferimento, prevenzione, formazione ed educazione, che vi sono anelli deboli nel tessuto delle relazioni umane, familiari e sociali.
Sussistono situazioni, peraltro, che appaiono spesso deteriorate e non ricomponibili in termini di serenità, mutualità, solidarietà, cooperazione e pace, laddove si vogliono far primeggiare, ingiustamente, prevaricazioni, individualismi e passioni sfrenate e violente, non rispettose della libertà ed autodeterminazione, della dignità e dei giusti valori umani e sociali.
Non si può, nè si deve, abbassare la guardia, essendo consapevoli che c’è un immane problema di prevenzione e di cultura, educazione, formazione e sensibilità.
La festa dell’8 marzo alcuni la considerano una ricorrenza retorica, ma non deve essere così, perché riteniamo che debba avere, piuttosto, un grande significato di valore e di valori che esaltano la libertà, l’uguaglianza, lo stare insieme, il condividere, la fiducia e reciprocità, l’amicizia, l’amore e la pace. Valori che travalicano la stessa festa e che devono essere di tutti i giorni nell’ambito delle relazioni.
Partecipare a cortei e manifestazioni, a feste, incontri e dibattiti, deve poter fare riflettere e rafforzare le coscienze di tutti, in una dimensione che va oltre l’8 marzo. La partecipazione è, sì importante, ma non basta. Riteniamo, infatti, che occorre un ruolo attivo e deciso di una forte risposta di tutti, delle istituzioni pubbliche e private per rafforzare il presidio e realizzare i principi ed i diritti fondamentali, senza alcuna distinzione di genere, razza, lingua e religione.
Occorre, quindi, una risposta di coesione e prevenzione continua, per potere costituire un fronte compatto, una rafforzata sensibilità umana e sociale, capace di esprimere un’adeguata reazione ed azione nello stesso tempo, un’istanza collettiva di parità ed autodeterminazione, di libertà e di risposta alla violenza, alle costrizioni e alle umiliazioni di qualunque genere.
Le donne sono determinate e, con la loro sensibilità ed intelligenza, sono in grado di potere incidere sulla società, sulle scelte e sulle decisioni, sulla tutela dei loro diritti, sulle istituzioni, sull’economia, sulle famiglie, sulle relazioni e sui rapporti umani.
Sono consapevoli del loro ruolo decisivo e determinante nella formazione della famiglia, nell’educazione ed istruzione dei figli, nella gestione familiare, nella politica, nella cultura e nell’economia, nell’associazionismo e nel volontariato, settori in cui loro vogliono essere attive, libere e, giustamente, protagoniste, al pari degli uomini.
Manifestazioni, cortei, dibattiti e quant’altro sono certamente strumenti di partecipazione che esaltano il ruolo delle donne, i loro sentimenti e valori, e non possono che far bene e ce ne vorrebbero sempre di più, almeno fino a quando si raggiungono gli obiettivi delle donne.
Tali strumenti, certamente, costituiscono un efficace monito alla società, uno strumento di pressione e di “moral suasion”, laddove le donne reclamano i propri diritti di uguaglianza e parità, e richiamano ai doveri del rispetto delle relazioni, della salute e dell’integrità psico-fisica degli esseri umani, per le quali occorrono, moralità, onestà, tolleranza, dignità, comprensione e amore verso il prossimo, dentro e fuori le coppie, dentro e fuori le famiglie, in tutti i luoghi e strutture in cui c’è la presenza delle donne e vi sono interrelazioni di genere.
Occorrono fiducia e reciprocità spontanea, credibilità ed affidabilità, per potere diradare eventuali dubbi e nubi, ma sempre vigilanza e prevenzione. Se necessario ed opportuno, anche indurre a serene confessioni di errori, fraintendimenti, omissioni, colpe, purchè vi siano dialoghi costruttivi, ricorrendo, se utile, al supporto di azioni di sostegno sociale a chi versa in condizioni di eventuali minacce, ricatti e violenze, fatte salve, ovviamente, le azioni legali.
Nessuna relazione è tale senza la serenità, la comprensione e il rispetto dei diritti, dei doveri e, se veramente professati, dei sentimenti valoriali che sono alla base dei veri, sinceri e duraturi rapporti umani e sociali, di amicizia, fratellanza e di amore.
Il nostro Paese ha un grande ed invidiabile patrimonio di donne esemplari che hanno saputo rifulgere in tanti settori: dall’arte alla scienza, dalla politica alla cultura, dall’economia ai servizi sociali ed umanitari.
Donne illustri ed illuminate che sono state e sono modelli di riferimento, esempi di luce, fonti di orientamento, da cui potere acquisire elementi di grande valore per orientare la vita e la condotta umana, sociale, civile e familiare di tutti noi.
Esempi che devono poter fare riflettere sulle potenzialità del genere umano, equamente e parimente considerato, a prescindere della sua diversità delle condizioni di genere, che va, comunque e sempre, rispettata.
La parità e la tutela dei diritti di genere hanno ancora molte difficoltà che si frappongono al loro pieno dispiegamento, peraltro condizionato da diversi, difficili e complessi contesti territoriali, regionali, nazionali, europei ed internazionali. Ciò perché l’emancipazione è fortemente condizionata da tradizioni e retaggi storici, da caste e privilegi, da schiavitù, violenze, sopraffazioni e torture, sottosviluppo culturale e sociale, emarginazioni ed esclusioni.
Nonostante ciò, il mondo della parità di genere, nel corso della storia, è progredito in tante parti del pianeta, ma moltissimo c’è ancora da fare.
Forti e carichi di umanità sono i richiami di Papa Francesco e del Capo dello Stato Sergio Mattarella, molto sensibili alle tematiche sociali, al rispetto della dignità umana e alle esigenze di fratellanza, cooperazione, solidarietà, giustizia e legalità.
E se la strada ed il contesto attuale mostrano debolezze, occorre proseguire al rafforzamento di tutti quei mezzi e strumenti che devono contribuire alla realizzazione della pari partecipazione, della libertà e uguaglianza, senza condizionamenti di genere e senza violenza.
Nell’anno del rinnovo del Parlamento Europeo, appare opportuno guardare non solo al nostro Paese, dove, purtroppo, si registrano casi di inaudita violenza alle donne, ai bambini e a se stessi, ma anche ai contesti europei, in particolare a quelli anglo-sassoni e scandinavi, dove le disparità ed i casi di violenza esisteranno pure, ma forse in misura minore rispetto al nostro Paese, dati di cui, comunque, non siamo a piena conoscenza. Ma è notorio che vi sono territori europei più o meno progrediti. I raffronti dovrebbero essere, in verità, continui su scala europea, e non solo, stimolando ricerche, studi, conoscenze e paragoni.
Occorre fare approfondite riflessioni di welfare comparato su diversi contesti socio-culturali ed economici, sulle cause di ritardi, diseguaglianze, degradi sociali e emarginazioni umane che ancora persistono in tanti variegati territori europei, e non solo. Un’analisi approfondita sui diversi fenomeni di organizzazione socio-economica e culturale, per potere consentire alle Istituzioni di ricorrere alle necessarie ed adeguate politiche di parità di genere e di integrazione, prevenire violenze e rafforzare il rispetto della legalità.
Con tali contesti le istituzioni si devono poter rapportare, per le necessarie analisi e riflessioni, per comprendere la storia delle varie civiltà, il reale e differenziato processo di avanzamento e diffusione della parità di genere ed uguaglianza socio-economica, i ritardi, i condizionamenti e gli impedimenti.
Strumenti di analisi e studio che, attraverso l’utilizzo di un notevole patrimonio di dati ed informazioni su aspetti caratteriali, sui fenomeni delle dinamiche relazionali, sui comportamenti psichici, mentali ed irrazionali, consentano di potere intervenire per creare adeguati rimedi e prevenire eventuali condotte umane illecite, disumane, irresponsabili ed amorali.
Strumenti che devono rafforzare non solo il patrimonio delle informazioni utili all’apprendimento, alla formazione, ai dialoghi, all’acquisizione di conoscenze delle caratteristiche umane e dei sentimenti, ma anche alla vigilanza, alla prevenzione, ai rapporti di interculturalità ed integrazione umana, sociale e di genere. Un ampio spettro di conoscenze, quindi, per vivere tranquilli e mantenere i rapporti sereni e pacifici, in un clima di reciprocità e comprensione mentale, sentimentale e caratteriale. Le Istituzioni sono chiamate a svolgere un grande ruolo, promuovendo le adeguate e necessarie politiche, ed utilizzando mezzi, risorse e strumenti, idonei alla soluzione delle problematiche interconnesse.
L’Unione Europea, cui certamente non sfugge l’osservazione dei fenomeni sociali, culturali ed economici, che in lungo e largo attraversano il continente europeo, e non solo, è chiamata a svolgere un ruolo di fondamentale importanza, che sia all’altezza dei suoi principi e valori ispiratori, della sua tradizione libertaria, cooperativistica, democratica, sociale e solidaristica, intrisa di valori cristiani e di libertà laico-religiosa, in varie forme praticati, ma rispettosi della libertà, autodeterminazione, uguaglianza e giustizia umana e sociale.
Al prossimo Parlamento Europeo i cittadini elettori chiedono un fondamentale supporto alle politiche nazionali, attraverso interventi straordinari sul versante del welfare, in cui il ruolo della donna deve potere ottenere i giusti riconoscimenti, le necessarie tutele, ed il naturale collocamento in un contesto di serenità, vivibilità, uguaglianza, libertà e pari trattamento.
Il nostro Paese vuole riprendere il cammino unitario della speranza, della crescita e dello sviluppo, in cui le donne devono potere contribuire con il loro patrimonio di sentimenti e sensibilità, intelligenza, lungimiranza, capacità ed attitudini naturali.
Risorse che hanno sviluppato e rafforzato nel corso di studi, formazione ed esperienze di vita e di lavoro, tanto utili a loro stesse quanto alle famiglie e alla società nelle sue varie articolazioni.
Ma occorrono tanta e tanta serenità e rispetto nelle relazioni umane e sociali.
Silvio Di Giorgio
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