giovedì , Ottobre 10 2024

AAA: offresi voti

Sono i politici 96, fra assessori regionali, deputati e sindaci indagati per voto di scambio in quel di Palermo. 96 di schieramenti diversi ma con la stessa vocazione a delinquere. Tra questi il pupillo dell’ex presidente Totò Cuffaro, scarcerato nel dicembre del 2015 dopo avere scontato una condanna a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra. In Sicilia votare vuol dire mercanteggiare: c’è un prassi codificata. Un voto costa 25 euro nei rioni malfamati e un titolo o una carica nei quartieri alti, il tutto si decide al telefono e nelle riunioni al bar. Di recente anche in campagna, fra una braciola o un callozzo di salsiccia e un rosso fermo. La campagna acquisti è cosa seria, scientifica, e in campo scendono i portatori di dote elettorale che seminano illusioni e raccolgono consensi. E’ facile in una terra affamata e perennemente in attesa di assistenza, basta concedere le bricioline a quelli che ancora vanno a votare e lo fanno come impiego. Ogni campagna elettorale porta sempre una promessa a cui aggrapparsi per far tornare un figlio o sistemare il genero, che la figlia a casa ci sa stare. I ras delle preferenze restano sempre gli stessi: malgoverno o inchieste, scandali o ponti crollati, nulla li intacca; loro ragionieri della politica sanno calcolare e individuare in quale lista convenga candidarsi o con quale coalizione allearsi, sono maestri fini di questa antica arte. Un sistema perfetto, tutto ragionato e per nulla libero. In Sicilia per risolvere questa annosa questione dovrebbe essere abolito il voto oppure regolamentato lo scambio, così risparmieremmo almeno sui costi della giustizia.

Gabriella Grasso

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