martedì , Ottobre 15 2024

Tempeste emotive

Un attimo, vediamo se sto capendo bene l’andazzo di questi giorni in cui, tra le altre cose, vi è stata la festa delle donne in ricordo di quelle povere operaie della fabbrica Cotton morte in seguito ad un incendio. Da quanto si vuole fare intendere, dei giudici al di sopra di ogni sospetto, in preda ad una “tempesta emotiva”, e quindi sempre scagionati per ciò, hanno fatto un maxi sconto di pena ad un uomo reo confesso di femminicidio perché il fatto è stato tutto frutto di “tempesta emotiva”. Un’altra cricca di giudici ha definito instuprabile una donna che non è avvenente. Ma io ora, penso sia lecito, mi pongo, eventualmente perdonatemi per la “tempesta emotiva” in atto, la seguente domanda: ma perché allora non scarceriamo le Brigate Rosse? I terroristi? I colpevoli di omicidio? Hanno più o meno tutti subito una tempesta emotiva quando hanno ucciso, trucidato, torturato… poverini! Ma chissà in quale tempesta emotiva erano! Ora io non comprendo come mai ancora non si faccia una seria, pacifica e pacata disanima sul sistema giudiziario, essendo ormai palese che c’è qualcosa che non va. E finchè parlavamo dei ritardi, dei tanti privilegi, delle ferie quasi doppie rispetto ai comuni mortali diciamo che tutto ciò poteva essere anche passabile. Abbiamo lasciato passare anche la stagione di toghe politicizzate (no, quella stagione esiste ancora…) che in certi casi, quasi per salire agli allori della cronaca per poi, fortunatamente, sparire, escono indagini mirate ad hoc per colpire “quello che rompe” quasi come una vendetta mafiosa. No vabbè, anche quella è una tempesta emotiva, quindi è passabile. Ma comunque, capiamo bene che forse, come minimo, una bella perizia psichiatrica ad ogni giudice andrebbe fatta. Dico qualcosa di anormale? Penso di no, perché, attenzione, come sempre non dobbiamo lasciarci tentare dal fare di tutta l’erba un fascio. Sono sicuro, anzi ci metto la mano sul fuoco, che queste boutade provengono da una minoranza di “tempestati emotivi” ma che purtroppo infangano la storia e il nome del sistema giudiziario italiano. Quindi la richiesta di una perizia psichiatrica non deve sembrare un attacco, ma anzi la garanzia per chi, onestamente, svolge il proprio compito, magari rischiando la vita, senza vedersi obiettivo, per colpa di qualche “collega” che si diverte ad uscire in prima pagina. È come un corpo con un tumore all’interno, per stare bene deve essere rimosso quel male. E nulla devono temere le cellule buone da quella rimozione perché, se davvero buone, non saranno rimosse. Ma se continuiamo a tenere dentro quel corpo il tumore ancora per molto, rischiamo che il male si propaghi e invada sempre più tutto il resto. E poi?
Meglio non pensarci. Se non cadiamo vittima di una “tempesta emotiva”

Alain Calò

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