XI Jinping incontra le istituzioni italiane e siciliane

Il Presidente cinese Xi Jinping, arrivato in Italia, ha incontrato al Quirinale il Capo dello Stato Sergio Mattarella, poi i massimi rappresentanti del Governo ed, infine, a Palermo, i vertici istituzionali della Regione Siciliana ed il Sindaco Orlando. A Parigi incontrerà Emmanuel Macron, Angela Merkel e Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione Europea.
Nel contesto degli incontri romani, il Presidente Mattarella avrebbe condiviso, in linea di massima, il Progetto infrastrutturale cinese “La Via della Seta”, per la partecipazione dell’Italia, ma ha evidenziato che ciò debba avvenire nell’ambito del rispetto dell’Unione Europea, del Patto Atlantico e dei vincoli di alleanza con gli Stati Uniti. In un certo qual senso il Capo dello Stato avrebbe dato l’O.K. per la firma del Memorandum e degli Accordi ivi contenuti, purchè entro i limiti predetti. Le Intese riguardano scambi commerciali, ed alcune sono istituzionali.
Auspichiamo la riuscita di questi progetti ed il raggiungimento delle finalità degli Accordi. Ma, riteniamo, che, per migliorare l’amicizia e la partnership con la Cina, ormai grande potenza economica sulla scena geopolitica mondiale, siano auspicabili, anche, e soprattutto, accordi e collaborazioni essenziali per la buona tenuta delle relazioni, utili non solo ai 2 Paesi ma anche al contesto mondiale che sembra muoversi con logiche di multilateralismo, in cui interagiscono superpotenze, grandi potenze e Paesi con economie emergenti, federazioni di Stati, Organismi internazionali, Unioni sovranazionali e Paesi sottosviluppati.
Ci riferiamo a temi quali la promozione ed il rafforzamento di scambi culturali e linguistici, le conoscenze e studi sulle civiltà dei 2 Paesi che arricchiscono l’interculturalità, l’attrattività turistica, il riconoscimento e la tutela dei diritti fondamentali umani, sociali e civili, come la libertà, l’uguaglianza, le parità, la giustizia, la cooperazione e solidarietà, temi su cui è impegnato il Magistero di Papa Francesco. Eppure, non è stato previsto, nel protocollo di visita, un incontro tra il Sommo Pontefice ed il Presidente Xi Jinping, sia pur di cortesia, forse per non suscitare reazioni da parte di quel clero cinese geloso della propria autonomia ecclesiale e rispettoso del potere delle Istituzioni cinesi, poco incline all’influenza vaticana.
Rinviamo, a proposito, ad altra sede, i temi che riguardano lo stato attuale delle relazioni tra la Chiesa Cattolica e la Repubblica Popolare Cinese, l’esistenza e la missione della Chiesa Cattolica Cinese e del popolo cattolico cinese, tra i tanti di altre religioni praticate in Cina, il dialogo e la collaborazione, le problematiche connesse ad aspetti come il sovranismo, il patriottismo, l’autoritarismo, l’autonomia, la libertà religiosa e pastorale, e l’ecumenismo evangelico.
Ciò detto, con riferimento agli incontri tra i 2 Paesi, la partecipazione dell’Italia alle strategie sottese al Progetto della Via della Seta è stata siglata con la firma del Memorandum, contenente 29 Intese commerciali e Istituzionali. Accordi valutabili, secondo il Ministro Di Maio, ad un montante pari a 2,5 miliardi di euro, con un potenziale fino a 20 miliardi di euro.
Tali Intese, secondo lo stesso Ministro, sarebbero finalizzati al riequilibrio della nostra bilancia commerciale con la Cina, che attualmente registrerebbe più prodotti cinesi in Italia rispetto a quelli italiani in Cina, con inadeguata penetrazione del Made in Italy in quest’ultima, nonché alla realizzazione di opere infrastrutturali come porti, aeroporti, ferrovie, strade e corridoi marittimi.
Gli Accordi economici coinvolgerebbero grandi aziende italiane come Ansaldo, Intesa, Eni, Snam, i porti di Genova e Trieste, ritenuti geopoliticamente strategici. Mentre le intese istituzionali riguarderebbero agevolazioni fiscali in materia di reddito, di export di agrumi, prevenzioni in materia di illeciti fiscali e di traffici illegali di beni culturali.
Molto critici l’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America, timorosi per la firma del Memorandum che condizionerebbe la guerra commerciale in atto con la Cina, accusando l’Italia di essere il primo Paese a firmare gli Accordi.
L’Italia e la Cina, d’altronde, convengono sull’importanza del Progetto che dovrebbe agevolare gli scambi commerciali tra i 2 Paesi, sopratutto, le imprese italiane che stanno investendo ed investiranno in Cina e viceversa, l’innovatività, i trasporti, il “Made in Italy”, lo sviluppo di porti ed aeroporti. Il tutto in una logica di puntuale regolamentazione e reciprocità bilaterale, e con l’osservanza degli obblighi e vincoli comunitari.
La visita in Sicilia assume una grande valenza, sia per gli aspetti di interscambio commerciale, che potrebbe rafforzare l’export agricolo e di artigianato siciliano in Cina, sia i traffici marittimi ed aerei.
Un’occasione, per l’Italia e per la Sicilia, di rafforzare e migliorare l’amicizia, la cultura, gli scambi e la cooperazione, nel rispetto delle diversità delle storie millenarie, delle tradizioni e costumi.
Un’occasione per promuovere sinergie di sviluppo e crescita, la ricerca e l’innovatività, con collaborazioni e partenariati improntati alla reciprocità.
Un miglioramento delle relazioni tra i 2 Paesi, anche per gli aspetti degli scambi culturali, per promuovere viaggi in Oriente, e conoscere la millenaria civiltà cinese.
Un auspicio perché possa migliorare la promozione turistica, la valorizzazione e fruizione internazionale dei beni culturali.
Occorre, infatti, favorire la conoscenza di luoghi ricchi di storie millenarie, di splendide bellezze artistiche, archeologiche e paesaggistiche, luoghi interessanti e di immensa attrattività.
Accordi che dovrebbero agevolare ed incentivare i viaggi di ragazzi e studenti protesi a voler conoscere luoghi, costumi, arte ed architetture cinesi ed italiane.
In tale prospettiva occorre promuovere lo studio della lingua cinese e migliorare con efficacia le relazioni tra i 2 Paesi.
Se le Intese raggiunte riguardano soltanto aspetti di scambi commerciali, non è detto che dagli stessi non possano scaturire interessi anche di cooperazione culturale, artistica, editoriale.
E l’informazione e la comunicazione, anche via internet e social, avranno un grande ruolo quali potenti mezzi di conoscenza e dialogo internazionale, il quale sarà supportato anche dallo sviluppo delle relazioni diplomatico-religiose connesse all’Accordo Provvisorio” stipulato nel settembre 2018 tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese.
Quest’ultimo può costituire un ulteriore passo in avanti nel dialogo e nella collaborazione tra civiltà e popoli diversi, tra ecumenismo evangelico ed istanze nazionaliste ancorate alla storia millenaria di specificità territoriali in cui sono presenti elementi ideologici, patriottici e sovranisti che condizionano il libero dispiegamento della libertà e del progresso dei popoli.

Silvio Di Giorgio

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