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Femminicidio a Catenanuova

Ne hanno ammazzata un’altra. Una al giorno per dimostrare che il maschio vince sempre nel Paese del bullismo politico spacciato per rivoluzione. Non si ricordano i nomi delle vittime così come non si ricordano i nomi dei naufraghi del Mare Mostrum: un’altra e basta. “Illicitus coitus cum uxore vel marito alterius” per onore, per amore, per vigliaccheria, c’è sempre un perché. In Italia si discute di quanto necessaria sia l’autodeterminazione della donna mentre si ammazza impunemente l’ex, colpevole di aver scatenato nell’omicida tempeste emotive. E nel caso di Catenanuova in un post a commento del fatto si legge: “minchia per ammazzarla e arrivato alla disperazione” un post che descrive il pensiero di tanti. Colpevole è la vittima perché quando gli uomini ammazzano la moglie che si vuole separare o hanno ragione o escono pazzi e tertium non datur. La mattanza è stata normalizzata: se sei donna e vuoi lasciare tuo marito, essere uccisa è una possibilità e all’uomo tocca pure uno sconto di pena, non più per onore (abolito nel 1981) ma per ragioni altre: crisi, disoccupazione, inquinamento atmosferico. Soffrire o ammazzare? Lo ha scritto persino un giornalista dell’Ansa qualche tempo fa: era riuscito ad uscire dal tunnel della depressione solo ammazzando la moglie. Se sei puttana ( e le donne lo sono tutte, lo dicono gli uomini) il minimo che ti possa capitare è che ti stuprino o ti ammazzino, cos’altro dovrebbe fare il maschio (padre, educatore, eroe, dio) per affermare il proprio potere e lavare l’onta dell’onore subito? Anche la Sharìa lo dice, ma quella è barbarie. In attesa di scoprire se la prossima ammazzata dal maschio alfa era puttana o cattiva, domandiamo ai sindaci inadempienti: quando lo sportello d’ascolto promesso il 25 novembre scorso?

a cura di Gabriella Grasso

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