Nel ‘Rapporto annuale 2018 sulla situazione del Paese’ redatto dall’Istat c’è una cartina dell’Italia suddivisa per province distinte con le diverse tonalità di azzurro che misurano il cosiddetto ‘tasso di emigratorietà’, vale a dire la propensione ad emigrare delle rispettive popolazioni. Le province colorate con l’azzurro chiaro hanno una scarsa propensione ad emigrare, quelle con l’azzurro scuro hanno una spiccata propensione ed emigrare. La provincia di Enna è colorata di azzurro scuro. Il ‘tasso di emigratorietà’ della popolazione dell’Ennese è il più alto: 1,9 e oltre per ogni mille abitanti. La mancanza di lavoro è il principale fattore che spinge ad emigrare. Nessuno dei 20 comuni dell’Ennese si salva, neppure quelli che si premurano di comunicare tempestivamente finanziamenti vari ottenuti per opere pubbliche e servizi in quantità tale da evocare una sorta di new deal. E’ difficile quantificare con esattezza perché chi va via da un paese dell’ennese, essendo cittadino europeo, può attraversare le frontiere europee senza visti e permessi di soggiorno. Spesso trascura la cancellazione dall’anagrafe del comune di residenza. Non ci sono dati disponibili e affidabili sull’emigrazione. Ma che siano in molti ad andarsene lo si capisce dal fatto che chiunque vive oggi in questi paesi dell’ennese conosce un amico, un parente o qualcuno che ha deciso di trasferirsi all’estero. L’emigrazione è un elemento strutturale e innegabile che isterilisce l’economia di questi paesi. Eppure di quest’emigrazione si parla poco, è assente dal dibattito pubblico. Forse perché l’emigrazione c’è sempre stata, e ci si è in qualche modo rassegnati. Ma la nuova emigrazione ha caratteristiche particolari che possono seriamente pregiudicare il futuro di quest’area interna della Sicilia, che è la provincia di Enna. Innanzitutto è nuova l’emigrazione perché – come sottolinea Enrico Pugliese nel suo libro dal titolo ‘Quelli che se ne vanno. La nuova emigrazione italiana’ pubblicato nel 2018 – “il primo dato di rilievo è proprio la significativa ripresa del fenomeno che porta il numero delle partenze a livelli che non si registravano dagli inizi degli anni Settanta, dopo decenni caratterizzati da numeri di partenze e di ritorni di entità modesta e di saldi migratori positivi o negativi prossimi allo zero”. Il grosso delle partenze dall’Italia si verifica dopo il 2011, quando il numero della partenze annuo passa da 50 mila a 115 mila. Non si può trascurare il fatto che ad emigrare dall’ennese siano i giovani, maschi e femmine, molti dei quali con livelli di istruzione medio alta che in ragione della loro età sono l’architrave dei paesi in cui sono nati. Alcuni di loro, pochi per la verità, rientrano. Quasi tutti hanno preso strade che poco alla volta li allontanano dai paesi in cui sono nati e cresciuti. La loro scelta è il più delle volte definitiva. Le implicazioni di questa nuova emigrazione ha delle serie implicazioni sul piano demografico, che suscitano un certo allarme sul futuro di questi paesi. Non si tratta solo di una perdita di popolazione. L’emigrazione giovanile, di ragazze e ragazzi, modifica la struttura demografica dei paesi con un forte e crescente diminuzione delle classi in età di lavoro e un rapido invecchiamento della popolazione. Un durissimo colpo per il futuro di quest’area interna siciliana. E’ un fenomeno che va preso in seria considerazione perché è la spia del pessimo stato di salute delle società di questi venti comuni dell’ennese.
Silvano Privitera
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