‘Una sottile linea bianca’ è il titolo del libro di Angela Iantosca nel quale sono raccolte le testimonianze di quindici persone, giovani e adulti, di diverse città italiane che raccontano come sono cadute nella micidiale trappola della droga e come ne sono state liberate nella comunità di recupero di San Patrignano. Dal libro Iantosca ne ha tratto un format che, in collaborazione con le associazioni ‘Amici di San Patrignano’, porta in giro nelle scuole.
In Sicilia è stato presentato a Troina e Modica. Il format è il dialogo tra lei e una giovane donna di 27 anni, Federica Ammendola, che ha vissuto un’esperienza analoga a quelle raccontate nel libro. E’ una lettura utile quella del libro di Iantosca non solo per chi si occupa professionalmente delle azioni di contrasto e prevenzione della diffusione dell’uso di droghe, ma lo è anche per chi vive in uno dei piccoli paesi e cittadine dell’Ennese, conosce solo il fenomeno solo per sentito dire e vuole farsi un’idea più precisa. Non è soltanto fenomeno delle grandi città. Non ne sono immuni i venti paesi dell’Ennese. Nel libro trova anche un’apprezzabile documentazione sull’argomento e sui metodi di recupero dei tossicodipendenti che si praticano nella comunità di San Patrignano. Anche chi non è direttamente coinvolto nelle vicende delle tossicodipendenze non può rimanerne indifferente perché – come suggerisce il titolo del libro – a separare una vita normale da quella del tossicodipendente è una sottile linea bianca, che evoca la striscia di cocaina. Dalle storie raccontate nel libro, diverse l’una dall’altra, appare chiaro che sono varie le determinanti della diffusione dell’uso di droghe. La varietà della cause ne rende difficile una generalizzazione. Quali ne siano le cause, è comunque doloroso per una famiglia avere un figlio che si droga. Ci sono delle costanti però. Una di queste è l’età dalla quale il tossicodipendente inizia a drogarsi e come si inizia. L’età di chi fa uso di droghe si abbassa sempre di più. Si comincia a 12 anni con l’alcol, poi con la cannabis, poi con l’ecstasy, le metanfetamine, cocaina e ketanina. La pressione del gruppo è fortissima. L’adolescente inizia a drogarsi per farsi accettare dal gruppo, perché fa ‘figo’. Sono frequenti i casi di minorenni e di giovani adulti tossicodipendenti di buona famiglia di agiate condizioni economiche. Non sempre sono famiglie con padri e madri assenti perché sono presi dal lavoro che non gli lascia tempo per i figli. Tra queste famiglie ce ne sono molte che sono protettive dove le mamme sono del tipo ‘mamma chioccia’. Ci sono famiglie che vivono condizioni di ‘fragilità coniugale’, con tutto quello che ne deriva in termini di conflittualità nelle relazioni tra i vari componenti, soprattutto tra figli e genitori. Si tratta di famiglie che appartengono in grandissima parte al ceto medio. E’ questo il dato più significativo.
Silvano Privitera
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