“Chi è fascista?” è il titolo del libro sotto forma di intervista con il quale Emilio Gentile, uno storico autorevole del fascismo, prova a chiarire in maniera convincente la differenza che c’è tra il fascismo degli anni ’20 e ‘30 del Novecento e i movimenti politici di questo primo scorcio del XXI secolo come quelli di Trump negli Usa, Salvini in Italia, Orban in Ungheria e Bolsonaro in Brasile, che nel fuoco e nella furia della polemica politica sono tacciati di essere fascisti. Che la Lega di Salvini strizzi l’occhio a movimenti dichiaratamente fascisti, come Casa Poud e Forza Nuova, ai fini elettorali, è un dato di fatto risaputo. Che la Lega sia permeabile alle infiltrazioni culturali e politiche ideate e condotte da gruppi classificabili come postnazisti, come ha documentato Claudio Gatti con il suo libro “I demoni di Salvini”, è altrettanto vero. Ma dire che la Lega di Salvini è un partito fascista, non è esatto. E’ nel metodo usato dalla Lega di Salvini per accrescere il suo consenso elettorale che si possono cogliere sorprendenti somiglianze con il metodo usato dai nazisti in Germania negli anni’30 del secolo scorso. Sulla Germania uscita sconfitta dalla Grande guerra 1914-1918 si abbatté la mannaia delle pesanti sanzioni economiche imposte dalla potenze vincitrici che ridusse i tedeschi alla miseria e alla fame. Lo sconvolgimento sociale provocato dalla crisi fu tale produrre disorientamento, paura, rabbia e scontento tra la popolazione tedesca. L’abile propaganda dei nazisti riuscì a trasformare in consenso questa micidiale miscela esplosiva di sentimenti dirigendola verso un capro espiatorio, che fu la comunità ebraica. I nazisti riuscirono a convincere la stragrande maggioranza della popolazione tedesca che la causa principale dei loro guai fossero gli ebrei, che non c’entravano nulla. Che i tedeschi se la prendessero con gli ebrei, faceva comodo alle classi sociali ricche della Germania che finanziarono i nazisti. L’odio sociale che avrebbe potuto travolgerle, fu indirizzato verso chi non aveva alcuna responsabilità per le difficoltà in cui era costretto a vivere il popolo tedesco. Nell’Italia di oggi non ci sono la fame e la miseria che c’erano nella Germania degli anni ’30. E Salvini, che ama accreditarsi presso gli italiani come il populista della porta acconto, non si presenta con la postura di un nazista. Sta in mezzo alla gente, non nega un selfie a nessuno, si fa vedere che fa la colazione con pane e nutella come milioni di italiani. “Sono uno di voi”, è il messaggio che Salvini è riuscito a far passare attraverso un uso sistematico dei social. Ma la crisi nella quale l’Italia è impantana dal 2008, senza che si veda in che modo possa tirarsene fuori, suscita negli italiani di oggi disorientamento, paura, rabbia, risentimento per l’enorme differenze sociali tra i pochi che hanno molto e i molti costretti ad accontentarsi di poco, perdita di fiducia in futuro migliore del presente. Non è l’ebreo, ma è l’immigrato il capro espiatorio sul quale la Lega rovescia questa miscela esplosiva di sentimenti. Come se gli immigrati fossero la causa delle difficoltà sociali ed economiche che vivono oggi gli italiani. Ma è colpa degli immigrati se molte aziende delocalizzazione all’improvviso all’estero le loro attività gettando sul lastrico migliaia di operai, se la disoccupazione giovanile ha raggiunto dimensioni preoccupanti e, per non andare lontano, se il territorio ennese con i suoi 20 comuni è ancora una zona interna in via di spopolamento e in grave ritardo di sviluppo? Certo che no. Non c’è alcun dubbio che l’immigrazione sia un problema serio. Ma da qui a farlo diventare il problema centrale della politica italiana ce ne corre.
Silvano Privitera
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