A inizio anno c’è stata una guerra di spot fra categorie professionali. Tutto cominciò con il promo di un gruppo di avvocati, medici legali e esperti che invitava i pazienti a far valere i propri diritti in tribunale. “Se sei vittima di un caso di malasanità hai dieci anni di tempo per reclamare quello che ti spetta. Chiamaci, uno staff sarà a tua disposizione a zero anticipi e zero rischi”. I medici si indignarono e ribadirono dando inizio ad una escalation al ribasso. Amami, associazione medici accusati di malpractice ingiustamente, lanciò questo spot: “Per alcuni i medici sono prede gustose. Questa gente sta lì, in attesa, pronta a gettarsi sul medico che non ha saputo fare miracoli. Si approfitta della buona fede dei pazienti promettendo un facile arricchimento con cause milionarie”. Diffamazioni lesive tra medici-macellai e avvocati-avvoltoi in una fiera della volgarità sulla pelle dei malati e dei parenti delle vittime di malasanità. Perché ne scriviamo solo ora? Perché ancora esponenti delle categorie di cui sopra usano quel linguaggio contro le vittime ed i loro parenti, ascritte al bestiario semantico come sciacalli. Un malato viene difettato o muore per superficialità e mancata assunzione di responsabilità da parte del medico curante, il o i medici va o vanno a giudizio e dopo anni e anni di udienze, testimonianze, relazioni peritali, si giunge a sentenza di colpevolezza perché la categoria dei camici bianchi è suscettibile di errore, dettato e da gravi mancanze di giudizio e da azioni criminali, cosa succede? Succede che parte un’azione risarcitoria la sola prevista dalla legge! Il medico colpevole non va in galera ma deve pagare tramite assicurazione sanitaria e dunque? Dunque i parenti del morto o il difettato sono sciacalli. Cambi la legge, vada il colpevole in galera e si elimini il risarcimento relativo a un tabellario riguardante il capitale umano. Così eviteremo le guerre fra nobili categorie professionali e soprattutto le lordure sui morti e i loro parenti che non investono sui cadaveri. I familiari non possono scegliere la galera o i soldi, se potessero, suggerirebbero pure il pagamento delle spese di detenzione a favore e beneficio dello stato.
Gabriella Grasso
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