25 Luglio 1943. Data importantissima per la Storia Italiana e mondiale, in quanto rappresenta la caduta del Fascismo. Sicuramente un evento determinante per la Seconda Guerra Mondiale. Ma passiamo, senza inerpicarci ulteriormente in metafore o giudizi, a raccontare i fatti e vedere come questo avvenimento non fu un fulmine a ciel sereno ma era abbastanza prevedibile. La situazione bellica per l’Italia era disastrosa.
La Libia e tutte le colonie africane erano cadute in mano anglo-americana. La Sicilia era stata invasa (peraltro durante quel fatidico giorno, molti reparti anglo-americani erano presenti nel nostro territorio). Roma, la Capitale del Regno, era stata violata da un violento bombardamento (19 luglio). In Russia le cose andavano sempre peggio. Se andiamo ad analizzare l’evento nel contesto, quella seduta del Gran Consiglio fu una coltellata alle spalle per Mussolini per i modi e i tempi, ma ci permettiamo di avere qualche dubbio sul fatto che Mussolini non solo si aspettasse un certo “colpo di mano”, ma che ne fosse anche in un certo qual modo “sollevato” in quanto veniva, anche se malamente, buttato fuori dalla Storia. Però, sappiamo bene, la Storia regola sempre i propri conti e alla fine Mussolini, sicuramente riluttante, dovette ritornare a guidare uno stato fantoccio nel Nord Italia con le tragiche conseguenze sia personali (la sua uccisione nel 1945) che nazionali (la guerra civile). A sostituire Mussolini fu il generale Pietro Badoglio. Gli italiani, alla notizia della caduta del Fascismo, si riversarono nelle piazze pensando che anche la guerra fosse per loro finita. Ma subito un proclama sedò qualunque entusiasmo: la guerra sarebbe continuata. Quei fatidici giorni tra il 25 luglio e l’8 settembre (giorno in cui venne reso noto l’Armistizio di Cassibile) mandarono allo sbando l’intero esercito italiano, problema che si acutizzò fino alla fine della Guerra.
Veniamo, come accennato, al nostro territorio. L’operazione Husky e quindi l’avanzata Anglo-americana nell’Isola si era protratta fino ad Agira. A memoria di quei giorni, in contrada Pennino Buterno sorge il cimitero di guerra Canadese con 490 lapidi dedicatorie. La guerra non era assolutamente finita: a breve gli anglo-americani avrebbero continuato ad avanzare a Nicosia per poi impegnarsi in una violentissima battaglia contro l’Asse a Troina nei primi giorni di Agosto.
La storia sicuramente rimprovera al Fascismo diverse colpe (noi, comunque, non apparteniamo a certi assiomi o tabù) e quella della guerra è stata la colpa principe. Siamo entrati in guerra per un calcolo sbagliato, ma in quei giorni del ’40 nessuno poteva immaginare questo stravolgimento. È interessante anche avvalorare (anche se è impossibile vedere in maniera oggettiva il pensiero altrui), quasi come esercizio, quanto affermato, ovvero sul fatto che Mussolini fosse “sollevato” da questa sua deposizione perché dobbiamo precisare che il Gran Consiglio non era un organo deliberativo ma semplicemente consultivo e peraltro non vincolante. Questo significa che Mussolini accettò, volendolo, il voto che lo sfiduciò. Mussolini sapeva, o meglio sperava, che la sua uscita di scena potesse salvare l’Italia da ben più grossi problemi. Ma tutto ciò che seguì irrigidì ulteriormente le posizioni sfociando in quello che tutti noi sappiamo. L’unica domanda che ci poniamo a chiusura dell’articolo, lasciando quindi riflessione al lettore, è la seguente: ammettendo che la storia non può farsi con i se e con i ma, il 25 luglio del 1943 se al posto del Gran Consiglio vi fosse stato un armistizio con gli Anglo-americani, con Mussolini sempre Presidente del Consiglio, cosa sarebbe accaduto? Ad ognuno di voi la propria (personale) visione.
Alain Calò
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