Samara challenge ha fornito a molti frequentatori della rete il pretesto per ricordare il valore educativo del “pagnittuni”. “Ai tempi miei queste cose non si facevano” “sono gli schiaffi che non hanno ricevuto” et similia. Scrivono così molti adulti, dimentichi che quelli sono figli loro. Figli dei malati di selfie che pubblicano ogni momento della loro giornata e spesso anche i loro stessi figli fornendo anche dati personali senza chiedere il loro parere e senza comprendere il pericolo della rete: pedopornografia, stalking e cyberbullismo, pericolosi assai più dell’ultima challenge. Educhiamo i nostri figli all’assoluto valore del like e poi ci stupiamo se fanno cose incomprensibili per “accucchiare” like. Noi adulti dovremmo impartire l’educazione, limitare se necessario, dare il buon esempio, ma il nostro approccio è far vedere ai nostri figli, ai nostri allievi, che scriviamo cmq per comunque, che abbiamo il profilo social e ci facciamo selfie continuamente, mettendoci in posa e poi online, tollerando e alimentando un approccio egocentrico della rete per sentirci di più rispetto agli altri. “I selfie sono figli dell’angoscia” sostiene Scianna “certificati di esistenza” che alimentano narcisismo e chiacchiericcio. E foto dopo foto, selfie dopo selfie, ci ritroviamo i figli travestiti da Samara Morgan per la smania di apparire ma guai a ricordare agli educatori la maleducazione di cui loro sono responsabili.
Gabriella Grasso
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