“C’è chi non riflette su quel quarto di millennio di storia romana e mondiale che è stata generata nel e dall’antico Caffè Greco, fondato nel 1760, e non credo possa egli considerarsi qualcuno con a cuore il bene pieno dell’umanità”, afferma energicamente il critico Paolo Battaglia La Terra Borgese.
“È un caffè davvero amaro per le 300 opere d’arte collezionate dal Caffè Greco, e molte di queste – continua il critico dopo il gioco di parole – sono addirittura vincolate. Ci troviamo davanti ad una grave pericolosità insita nello sfratto esecutivo che incombe sulla storica attività per martedì 22 ottobre, e a cui il Ministero dei Beni Culturali e tutti gli Organi competenti devono far fronte con una opera di fortificazione a difesa della storia di un bar frequentato tra gli altri da Gabriele D’Annunzio e Johann Wolfgang von Goethe, Leopardi, e tantissimi altri nomi di lingua e cultura diversa.
Il Caffè Greco costituisce la più grande galleria d’arte privata aperta al pubblico esistente al mondo, e, oltre tutto, nella centralissima via dei Condotti a Roma, caput mundi. Un così grande bene culturale, esperanto della cultura, potenzialmente degno di attenzione da parte dell’UNESCO, non può essere visto quale mero e volgare strumento di messa a reddito, uno strumento nemico di ogni cordiale linguaggio rivolto all’umanità”.
Si desidera riportare, tra le tante, riportare la nota stampa dell’Ambasciata di Polonia a Roma che esprime la propria preoccupazione per la possibile chiusura dell’antico Caffè Greco a Roma e lanciare un appello affinché venga trovata una soluzione perché questo locale storico, colmo di opere d’arte e memorie comuni legate anche alla cultura polacca, non scompaia dalla mappa della Città Eterna.
Ci rendiamo conto della pressione del mercato e degli inevitabili cambiamenti legati ai trend socio-economici, ma crediamo che esistano valori universali che vanno difesi e che non possono essere sostituiti da benefici materiali e calpestati per ragioni economiche.
Le rappresentanze estere a Roma avevano già rivolto un appello al Ministero della Cultura italiano chiedendo di intervenire per salvare lo storico Caffè e sottolineando come non sia concepibile che un locale colmo di opere d’arte, luogo di incontro dei più grandi artisti degli ultimi duecento anni, possa scomparire dalla mappa della città a causa dei problemi legati all’affitto del locale.
In particolare il vice primo ministro e ministro della cultura polacco Piotr Gliński ha inviato il 27 giugno 2019 al ministro dei beni e delle attività culturali italiano Alberto Bonisoli e al sindaco di Roma Virginia Raggi una lettera nella quale chiedeva che venissero intraprese azioni volte a preservare il Caffè Greco. Lettere rimaste ancora senza risposta.
L’Antico Caffè Greco luogo preferito dei turisti e degli artisti di molte nazioni, fu il ritrovo prediletto di molti artisti e intellettuali polacchi. La presenza polacca si fece notare dagli inizi dell’800, e alla fine del secolo una delle sale – quella lunga e stretta, con le pareti verdi e il tetto spiovente in vetro, soprannominata “l’Omnibus” – fu letteralmente occupata dai rappresentanti della nostra nazione. Secondo alcuni storici di cultura polacca, fu il poeta Adam Mickiewicz – l’icona del Romanticismo polacco – a rendere famoso il Caffè Greco tra i connazionali.
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