La sinistra e i valori dismessi

Diluvi di inchiostro e discussioni sono stati spesi e sono transitati – senza mai “asciugarsi” – sulle azioni e sulle idee degli uomini e delle donne di sinistra relativamente al tema dell’ uguaglianza.
Esso, a sua volta, viene inteso come elemento costitutivo della giustizia sociale. O anche, nelle sue accezioni più ampie, della pace, della coesione sociale, dello stesso benessere economico complessivo. Non mancano neppure le sue accezioni molto immaginifiche (l’ armonia universale degli esseri viventi); o salvifico-escatologiche (il “risolto enigma della storia”, di marxiana memoria!).
Beninteso, non si tratta di un dibattito animato soltanto dagli specialisti. Ma partecipato anche, e più significativamente, dai lavoratori, dai cittadini comuni, da tutti coloro che hanno un minimo di interesse per la vita collettiva (non esclusi i poveri, gli ultimi, i diseredati). All’ interno di esso, queste brevi note vorrebbero proporre una visione più “laica” e relativizzante dell’ eguaglianza. Provando a metterla in relazione con altri valori; che, forse anche a causa di essa, e dell’ enfasi in essa posta, sono stati trascurati dalla sinistra. E fatti propri, in regime di monopolio quasi assoluto, dalla destra.
Si tratta del trittico dei valori, tradizionali e fondanti per la destra, di Dio-Patria-Famiglia. E del valore, più recente, della sicurezza, dell’ ordine pubblico. Essi sono, oltreché estremamente concreti, anche collegati con le dimensioni del sogno, dell’ immaginario, dell’ identità personale, e credo, con il valore della moderazione (e del suo reciproco: l’ eccesso).

La destra è eccesso. Laddove eccesso non dovrebbe e non deve esserci. Cioè nel sociale, nella dimensione collettiva. Spesso fino all’ aberrazione e all’ abiezione. La sinistra, tenuto conto anche di ciò, non può che essere moderazione. E, semmai, può riservarsi l’ eccesso per il livello individuale. O meglio per il livello dell’ immaginario individuale. Che consiste, come sappiamo, nel sogno, nell’ incompiuto, spesso nell’ inarrivabile.
La sinistra può (ancora) permettersi la dimensione del sogno. La destra no. Il suo marchio indelebile, del nazismo, l’ ha per sempre estromessa dal consesso umano (di cui il sogno è elemento essenziale).
Per cui, giocoforza, i sogni abitano a sinistra. Spettano alla sinistra. Ma ad una condizione. Che essi siano inclusivi (e non per concessione, ma per convinzione) dei suddetti valori della destra. Per un motivo molto semplice. Perché essi non sono valori “di destra”. Essi sono valori puri, universali, naturali, connaturati alla natura umana. Checchè se ne dica a livello teorico-snobistico, essi appartengono a tutti noi e, sia pure in senso lato, a ciascuno di noi. Chi non ha, sia pure per un attimo, (ma spesso molto più a lungo) volto se stesso a un Dio? Sognato una patria? Desiderato una famiglia? Chi non anela alla sicurezza?
La sicurezza è di sinistra. Ed è di sinistra perché è voluta da tutti. Soprattutto dai poveri, dagli umili, dagli ultimi. Che, come è noto, non possono pagarsela da sé, come invece possono i ricchi; che ne hanno bisogno in tutti gli ambiti in cui si vive, e troppo spesso si muore, del lavoro, dell’ abitazione, della strada … che soggiacciono al volere o all’ incuria dei più forti, dei più ricchi, dei più violenti.
Ma non soltanto. La tesi che qui si tenta di esporre è che la sicurezza sia “più di sinistra” dell’ eguaglianza.
L’ eguaglianza (sia essa sostanziale, delle opportunità, o più ancora, “tout court”) è un concetto talmente etereo, fumoso e astruso da risultare, per tutti, di difficile definizione. E, soprattutto, di scarso interesse per la gente semplice. Al povero non interessa essere “ricco come i ricchi”. Interessa non essere povero. Gli è insopportabile la condizione di miseria (perché incide materialmente sulla sua pelle); non certo la sua condizione di “deprivazione relativa”, di non essere egualmente ricco dei ricchi (che incide, al massimo, sulla sua immaginazione).
Al contrario, la sicurezza è una situazione talmente concreta che viene ricercata da ciascun essere umano (e da ciascun essere vivente) fin dal suo intimo bio-psichico e dalle sue più riposte fibre organiche ed emotive. Pensiamo ad esempi quali l’ amore materno (e paterno!), le risposte motorie (istintive e razionali) al contatto con i pericoli o alla loro imminenza, le contromisure predisposte contro le malattie, gli eventi dannosi, il freddo, il caldo, il dolore …

Peraltro, questa colpevole “cessione” dei suddetti valori alla destra, sfiora (o sfora…) ampiamente il ridicolo, l’ assurdo, il grottesco, quando pensiamo:
1) A ciò che avvicina la sinistra alle religioni, in particolare a quella cristiana (la dottrina sociale della Chiesa; la corrente filosofica e politica del personalismo; il tentativo, purtroppo fallito, del “compromesso storico” di Enrico Berlinguer; l’ esperienza dei preti-operai degli anni ’60; la “teologia della liberazione” in America Latina; il mondo del volontariato nazionale e internazionale, che fonde (e spesso “confonde”) origini, impegni, orientamenti laici e cattolici; Il magistero (sia detto senza alcuna ironia) dell’ attuale pontificato di Papa Francesco, etc).
2) A ciò che ha fatto, e continua a fare, la sinistra per la patria, e per ciascuna patria del mondo (dalle guerre di liberazione nazionali; alle resistenze all’ oppressione; alle resistenze partigiane contro i fascismi europei e il nazi-fascismo italiano; al testo di “Bella ciao”, con le sue evidenti connotazioni patriottiche; etc).
3) A quanto sia stata e continua ad essere consustanziale, la famiglia, anche alla sinistra (dall’ amore per i figli; alla centralità degli interessi dei bambini nel diritto moderno; alla diffusione delle adozioni; all’ uguaglianza dei diritti tra uomo e donna; ai Patti Lateranensi; alla non contestata centralità del matrimonio – vera nuziale inclusa! – ).
4) A quanto la sicurezza (lavorativa, economica, sanitaria, educativa) sia cercata con insistenza, e a volte con avidità, dai militanti stessi della sinistra, – da tutti noi – soprattutto da coloro che svolgono (svolgiamo) un lavoro intellettuale o dirigenziale.

Ma tale livello di ridicolo e di auto-inganno, forse non è difficile da contrastare … In fondo basterebbe sostituire, gradualmente, il livello dell’ assurdo con quello dell’ auto-ironia e, soprattutto, dell’ umiltà. Ad esempio ammettendo che nel crogiolo contemporaneo delle idee, e della fine delle ideologie, la destra moderna è stata più brava (o, se si vuole, più abile e furba) della sinistra.
La destra ha infatti, negli ultimi anni o decenni, fatto propri – non importa qui se sinceramente o per calcolo di immagine – alcuni dei valori e degli obiettivi della sinistra. Ad esempio, presentandosi come paladina dei lavoratori manuali, degli artigiani, dei piccoli commercianti (vedi lo slogan, purtroppo fatto proprio anche dalla destra estrema, “più botteghe artigianali, meno centri commerciali”); come sostenitrice del “piccolo è bello”; come “difensora” dei prodotti alimentari “made in Italy”, spesso estromessi dal mercato dalla concorrenza straniera a bassi costi di produzione, e ad altissimi livelli di sfruttamento dei lavoratori; perfino come soggetto politico che tutela i diritti dei bambini, dei vecchi, dei disabili, delle minoranze cattoliche perseguitate nel mondo, del “singolo da salvare” (espressione che, se è lecita una piccola digressione melanconico-senile), a molti ex-studenti palermitani ricorda le lezioni e i libri dell’ amatissimo professore Franco Salvo, del liceo Umberto di Palermo, negli anni ’60 e ’70).

Giacchè, financo le ragioni dell’ individuo (minacciato dalla globalizzazione), sono state “rastrellate” dal maltolto bottino della destra! Le ragioni di decenni di analisi catastrofistiche e “apocalittiche” (di sinistra) sull’ alienazione nella società di massa, sull’ esistenza parcellizzata nella società post-moderna, sull’ atomizzazione dei rapporti sociali indotta dal “mostro” del capitalismo… sembrano aver traslocato la loro sponda di appartenenza.
La confusione ideale dei valori, non l’ha sicuramente causata o voluta la sinistra. Ma ne ha probabilmente e colpevolmente facilitato l’ invadenza. E si è arresa ad essa.
Quanto meno a causa dell’ acquiescenza, della superficialità, dell’incuria.

Giovanni Rotolo

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