Smart working, ne parliamo con Massino Greco
Considerata la proroga certa dello stato emergenziale come si dovranno comportare le Pubbliche Amministrazioni?
Dovranno applicare l’art. 87 del d.l n. 18/2020 attivando lo smart working ovvero il lavoro facile per i rispettivi dipendenti.
Quindi tutti i dipendenti dovranno fare le relative istanze al proprio datore di lavoro?
No, si procederà d’ufficio, perché con questa norma è stato capovolto il sistema previgente. Prima la regola era rappresentata dalla presenza in ufficio del dipendente e l’eccezione era il lavoro facile in remoto. Adesso, la modalità ordinaria è il lavoro facile e l’eccezione è rappresentata dalla presenza in ufficio.
E quindi?
Tutti in lavoro facile ad eccezione di quei casi che il datore di lavoro dovrà singolarmente individuare e motivare con provvedimento espresso notificato al dipendente.
Questo per assicurare i servizi essenziali?
No, i servizi essenziali sono comunque assicurati. La presenza in ufficio non è legata al concetto di servizio essenziale, ma a quello della indifferibilità della prestazione lavorativa anche in ragione della gestione dell’emergenza. Ciò significa che alcune prestazioni pur non inquadrate nel contesto di servizi essenziali possono giustificare una presenza in ufficio ancora più perentoria in questa fase emergenziale.
Servizi ambientali, sanitari ecc…
Certo, ma anche in questi casi non si può generalizzare perché la indifferibilità della prestazione dipende dall’esame di più fattori: l’organizzazione interna alla singola amministrazione, la tipologia e la modalità di svolgimento della prestazione lavorativa, il carico di lavoro, ecc…. E poi non bisogna dimenticare la variabile temporale. Qui non si discute di attivare il lavoro facile a tempo indeterminato, ma solo per un breve periodo circoscritto alla fase emergenziale. In tale contesto molte attività lavorative possono essere gestite in remoto per la promozione di progetti-obiettivo richiesti dal datore di lavoro.
Quindi non si possono assumere decisioni per categorie lavorative?
No sarebbe un errore. Ad esempio anche nel contesto della categoria degli ospedalieri, che certamente è la più esposta in questo momento alla gestione dell’emergenza, possono esserci profili professionali compatibili con prestazioni lavorative da remoto.
Allora ogni dipendente dovrà aspettarsi un provvedimento motivato dal proprio datore di lavoro?
No, solo quelli che le cui attività lavorative saranno considerate indifferibili, tutti gli altri saranno considerati con effetto ricognitivo (perché già previsto dal legislatore) in lavoro facile.
Rimane il problema dell’infrastrutturazione informatica di molte PP.AA…
Questo è il problema più serio che inciderà non poco come ulteriore variabile in gioco per l’individuazione delle attività indifferibili, perché, ad esempio, un protocollo informatico può essere gestito in remoto ma occorre tempo per estendere la correlata tecnologia al domicilio degli operatori. E il tempo che si provveda a ciò, si spera che l’emergenza sia cessata.
Poi ci sarebbe il divieto imposto dal Sindaco di Enna per i lavoratori non residenti in città….
Questo aspetto merita un riflessione a parte che esula dalla questione smart working…