La patrimoniale è già in atto: si chiama seconda casa

Il Presidente Giuseppe Conte, al posto di pensare ad attaccare Salvini e Meloni a reti unificate durante un periodo così delicato della Nostra Storia in cui forti si sentono da Nord a Sud i pianti di chi ha perso un familiare senza poter dare neanche l’estremo saluto a causa del Coronavirus (ma si vede che al primo posto va sempre la propaganda politica), dovrebbe cominciare, con un atto di umanità a chiedere scusa agli italiani per tutti gli errori/orrori che sta effettuando. E non parliamo soltanto di come si stanno trattando le partite IVA, degli innumerevoli ritardi e dei tanti paradossi. Parliamo di una cosa che colpisce tutti noi. Perché, parliamoci chiaro: la seconda casa è un bene che molti hanno. Un bene posseduto sia da chi ha il posto fisso che dai vari piccoli e grandi imprenditori. Ed è ai piccoli che, oltre la beffa dei 600 euro, praticamente un’elemosina, vedranno la propria seconda casa, bene non goduto a causa delle restrizioni, come un’ulteriore sanguisuga. Perché, pur non potendo andare nelle seconde case (ci chiediamo quale danno possa ricevere o arrecare chi, blindato nella prima casa, esce in macchina per andare a blindarsi presso la seconda casa) e quindi godere del proprio bene acquistato con tanti sacrifici e sudori, dovrà pagare di quel bene l’IMU, la Tari, le bollette e quant’altro! Non è forse questa una patrimoniale? E non stiamo parlando della case in affitto che producono, ovviamente ricchezza. Ma di quelle case che rappresentano lo sfizio di tanti: una fra tutte la casa al mare. Grazie a questo decreto non si può “cambiare aria” ma si pagherà aria fritta! Giusto e sacrosanta la difesa della salute pubblica e nessuno di noi dirà di andare nella seconda casa perché è nostra, perché abbiamo sudato, ci siamo spaccati la schiena e abbiamo fatto sacrifici per averla, ma da questo piccolo angolo che ci viene concesso, gridiamo a gran voce al Governo di sospendere per questo tipo di “seconde case” qualunque tipo di tributo per tutto l’arco di tempo in cui il bene non viene goduto per un divieto imposto dallo stesso Governo. Perché altrimenti, oltre a dover stringere la cinghia, il povero commerciante non solo dovrà calare il cappello per una misera elemosina di 600 euro ma si troverà condannato, perché ha commesso il grave peccato di essere proprietario di una seconda casa, a dover ringraziare per un’elemosina che gli servirà per pagare le tasse e le imposte sulla seconda casa!

Alain Calò

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