Enna. Il 15 aprile la Sicilia ha assistito a un duetto fra il dott. Iudica, D.G dell’Asp 4, e l’assessore Razza. Quest’ultimo deciso a verificare i fatti incresciosi che hanno martoriato l’ennese (in riferimento all’Oasi di Troina, ma anche al ritardo dei tamponi effettuati a marzo e smarriti o comunque ancora non processati o se processato ancora non inviati ai comuni interessati) e per prospettare “adeguate soluzioni di supporto e affiancamento” ha creato una task force multidisciplinare, di cui la triade Liberti, Parrinello e Furnari costituenti la commissione d’inchiesta. Iudica sentendosi delegittimato e accusato di aver male operato in risposta alla commissione annuncia le sue dimissioni, ma manco un’oretta passa dall’annuncio che l’assessore invita, calorosamente, il D.G. a ritirale per “consentire all’opinione pubblica di sentirsi adeguatamente assistita” e in serata Iudica congela le dimissioni “per tutelare i Maestri di dedizione” ossia i tanti operatori dell’Umberto I, che hanno mostrato di aver interiorizzato la lezione di san Giuseppe Moscati. Sono passati cinque giorni e la Commissione ancora non si è materializzata. Apparirà? O voleva solo essere un suggerimento, un’indicazione di lavoro, un monito magari. L’emergenza Covid ha creato confusione e smarrimento e pure incomprensione fra Stato e territorio, ora però abbiamo imparato e agli sgoccioli della Fase Uno siamo prontissimi per la Fase Due. Intanto il Santo Padre, preoccupato per la salute dei siracusani ha telefonato al loro sindaco, Francesco Italia. «Non è uno scherzo, sono il Papa, la chiamo perché mi è arrivata la lettera di un suo concittadino sulla fatica del sindaco, sui tormenti della sua bella città…» ha dovuto dire Franceso che sul display del suo omonimo era apparso come “anonimo”. L’Umberto I di Siracusa ha mostrato una disastrosa gestione dell’emergenza a cominciare dalla morte del direttore del Parco archeologico, Calogero Rizzuto, ricoverato dopo nove giorni di sollecitazioni e per interessamento dell’assessore Razza. Di questo però il Papa non ha parlato e non ha fatto riferimento neppure agli attacchi omofobi di cui Italia è stato vittima qualche giorno fa. La chiacchierata ha riguardato la solitudine del Primo Cittadino che: “vorrebbe rispondere a tutti, raggiungere tutti, risolvere i problemi di tutti ma poi ti accorgi che il giorno è finito, che non tutti i problemi hanno una soluzione e non tutte le domande una risposta… Spostamenti, tamponi, aperture, chiusure, spesa, telefono, scuola, libri, ladri, troppa gente, troppi controlli, tanto tu mangi, manica larga, troppo tardi, troppo presto, dovresti dire, dovresti fare, dovevi andare, hai visto che ha scritto?, aspetto ancora una sua chiamata, la mia situazione è diversa, mio figlio, si è scordato di me! mia zia, una vicina, i bottoni che saltano e i capelli che allungano, dovete sanificare, De Luca, l’ufficio, i vigili, la prefettura, i test, le mascherine, i tamponi, i tamponi, i tamponi, la quarantena, i tamponi, la fase due, la fase uno, le minacce, vengo sotto casa tua, la terapia domiciliare, la Digos che chiama, il video, report, la testa che scoppia, l’arresa …». “Verranno giorni migliori” l’ha interrotto Bergoglio e il sindaco di rimando ha ringraziato per “questa emergenza che ci tormenta”.
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