Il Covid 19 ha colpito maggiormente gli anziani e i soggetti di media età risparmiando, apparentemente, i giovani e i bambini. In realtà il Coronavirus è stato deleterio anche per i soggetti di giovane età innescando, come un vero e proprio detonatore, la sindrome di Kawasaki. La malattia prende il nome dal suo scopritore, il pediatra giapponese Tomisaku Kawasaki. Il ricercatore fu il primo a riportare, nelle letterature scientifiche, l’osservazione clinica di questa malattia ad eziopatogenesi ancora sconosciuta. Lo studio del Prof. Kawasaki, condotto in Giappone tra il 1979 e il 1986, riguardò cinquanta bambini affetti dalla sindrome. Negli anni ottanta la malattia fu scoperta anche in Sicilia dal chiarissimo Prof. Salvatore Musumeci; i suoi studi furono tanto accurati da divenire un riferimento nazionale.
La malattia di Kawasaki è una vasculite che colpisce (soprattutto) i vasi sanguigni di medio calibro dei bambini e si manifesta con sintomi tipici: la febbre elevata e persistente, un’eruzione cutanea, delle irritazioni delle mucose (soprattutto della bocca e degli occhi) e delle estremità (mani e piedi). La complicanza più temibile è l’infiammazione delle arterie del cuore, che può causare delle dilatazioni permanenti (aneurismi) delle coronarie. La sindrome che colpisce l’età pediatrica è probabilmente dovuta a una reazione immunitaria abnorme ad una infezione generica. L’incidenza della sindrome corrisponde ad un’età storica media riguardante i tre anni. Ultimamente nei bambini contagiati da Coronavirus, la Kawasaki si è manifestata nell’età media di 7-8 anni. Gli specialisti dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, una delle città più colpite dal Coronavirus, sono stati i primi ad osservare la correlazione, ancora tutta da scoprire, tra COVID 19 e Kawasaki.
Dott. Rosario Colianni