Martedì scorso mentre i resti di Gioele marcivano sotto un rovo da settimane, uomini in divisa di ogni foggia e colore posavano per la televisione. Per circa un’ora su uno slargo, inquadrato dalle telecamere della trasmissione “Chi l’ha visto?”, hanno posato: vigili del fuoco, poliziotti, uomini della guardia forestale, e unità speciali con cani molecolari poi è arrivato un carabiniere in pensione, armato di un falcetto e quel bimbo martoriato dagli animali, ha trovato. A LaPresse, Pier Matteo Barone, professore all’American University of Rome, archeologo forense e geofisico ha dichiarato: “… con le informazioni messe a disposizione dai media ho scaricato una immagine satellitare del 4 agosto (il giorno dopo la scomparsa di madre e figlio) ed elaborandole si vedevano delle anomalie nella vegetazione del bosco di Caronia, riconducibili a due corpi”. Secondo Barone, membro del Comitato tecnico scientifico dell’associazione Penelope scomparsi “i due corpi potevano essere trovati subito. Il problema è che manca la volontà di modernizzare protocolli e tecniche di ricerca dei corpi e degli scomparsi nell’ambito tra corpi dello Stato. Questi ultimi ignorano totalmente le immagini satellitari e fanno riferimento ancora ad antichi e antiquati sistemi”. Daniele Mondello, papà di Gioele e marito di Viviana Parisi su Facebook scrive: “Cinque ore di lavoro di un volontario rispetto a 15 giorni di 70 uomini esperti mi fanno sorgere dei dubbi oggettivi sui metodi adottati per le ricerche. La mia non vuole essere una polemica, ma la semplice considerazione di un marito e padre distrutto per la perdita della propria famiglia”. Il giallo di Caronia è stato definito questo triste fatto di cronaca e di fatti molto c’è da chiarire soprattutto sui metodi di ricerca e sull’aiuto che si poteva dare a una donna sofferente che aveva chiesto aiuto e che è stata lasciata sola come troppe volte succede.
Gabriella Grasso
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