“Abbiamo solo quattro muri e un tetto” ha detto un bidello. Le aule di moltissime scuole, sparse su tutto il territorio nazionale, sono inadeguate. Useranno le palestre, ha suggerito qualcuno, ma in molti istituti le palestre non ci sono, in altri non sono agibili e nelle restanti l’acustica è pessima e i locali non sono climatizzati però ci saranno le mascherine…forse. Una volta varcato il portone d’ingresso, ad ogni studente dovrebbe essere consegnata una mascherina monouso con buona pace per l’ambiente. “Ce ne avevano promesse 10mila a settimana e invece quelle arrivate basteranno per non più di quattro giorni e poi saremo in emergenza” ha affermato un referente Covid per la scuola però il Premier Conte ha ribadito che “l’anno inizierà regolarmente il 14 settembre, in sicurezza” nonostante molti istituti hanno posticipato l’inizio delle lezioni al 24 settembre. Come per la sanità così per la scuola i problemi che stanno venendo a galla con l’emergenza covid sono il risultato di anni di tagli. Hanno tagliato sulla sanità per tutti e sull’istruzione per tutti. Studieranno e potranno essere curati solo i meritevoli ossia i danarosi e gli altri si adegueranno a vivere in un Paese fintamente per tutti.
Molte scuole hanno ripulito le pareti dai lavoretti prodotti negli anni passati dagli alunni perché difficilmente sanificabili o infiammabili o perché ritenuti inutili; due immagini sarebbe opportuno avere appese sui muri di tutte le scuole d’Italia, l’immagine di Willy e l’immagine dei bambini di Moria. Il primo vittima anche di una povertà educativa e i secondi di una ignoranza affettiva che non ha risparmiato nessuno.
Gabriella Grasso
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